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Bullismo e alunni violenti, alcuni consigli per i genitori

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Apprendere dai media che gli episodi di bullismo a scuola da parte degli studenti nei confronti dei professori sono sempre meno sporadiche eccezioni e sempre più diffuse condotte ha un sapore inquietante. Innesca inevitabilmente l’amara riflessione su un fenomeno sociale che va oltre le mura della scuola, in quanto delinea il profilo caratterizzante del modus vivendi di una generazione.

L’arroganza e la prepotenza che, spesso, culminano in vera e propria violenza, sono le fisiologiche degradazioni di “un’educazione”, se così la si può definire, priva dei suoi pilastri fondamentali: il rispetto della persona, il senso di responsabilità, il dovere civico; quella stessa “non educazione” che plasma giovani capricciosi, viziati, che tutto possono e a cui tutto è dovuto, menti impostate sul “meno del minimo sforzo”, energie orientate solo a cercare la strada più breve e più facile e completamente rilassate sui cuscini della “difesa a prescindere” che la famiglia garantisce loro.

Fortunatamente esiste una fetta di società che, crescendo, tiene ancora vivi, sottraendoli dal rischio di estinzione, quei valori che dovrebbero costituire la norma del vivere comune.

Tanto e troppo ci sarebbe da dire…

Come cittadina, sono preoccupata per questi ragazzi; come insegnante, sono indignata per i loro genitori. Divenuti tuttologi per il solo fatto che un motore di ricerca permetta loro di accedere a conoscenze e informazioni, si arrogano il diritto di ergersi a giudici dell’operato della scuola, scagliandosi contro di essa senza cognizione di causa, con l’assoluta convinzione di essere sempre dalla parte della ragione, dimenticando l’autorevolezza dell’Istituzione che mettono in discussione, vanificando quell’alleanza fondamentale nel processo di crescita educativa di ogni individuo.

Da solo, il mio urlo di insofferenza è appena una goccia nel mare in tempesta in cui la scuola annaspa, ma alla dignità, per difendersi, basta anche il solo coraggio di non restare in silenzio.

E sempre la dignità suggerisce pochi e semplici consigli a tutti quei genitori che, a fucili spianati, bussano alle porte della scuola.
Prima di farlo:

  • Accertarsi che un fatto sussista realmente, dato che la scuola non ha tempo per le fantasie, né può pagare le conseguenze degli umori altalenanti di adolescenti che si sentono “presi di mira” dal prof. di turno;
  • Essere esperti di pedagogia e didattica prima di contestare un qualsiasi modus operandi legittimo di un insegnante che, come il Legislatore stabilisce, ha piena libertà nella scelta delle strategie di insegnamento;
  • Mostrare educazione e rispetto nel confronto con un docente, che si configura come Pubblico Ufficiale, non come il compagno di briscola;
  • Riflettere sul tipo di educazione impartita ai propri figli e prendere atto di eventuali falle, prima di sottolineare le possibili mancanze della scuola, ma, prima ancora,
  • Essere sicuri di aver impartito un’educazione ai propri figli!
  • Essere consapevoli che l’educazione di base di un individuo è compito della famiglia e che la scuola ha il dovere di completare la formazione della persona mediante l’istruzione (quindi il “buongiorno” al mattino lo dovrebbero insegnare i genitori!);
  • Acquisire obiettiva coscienza delle potenzialità dei propri figli, evitando aspettative non adeguate e pretese di risultati immeritati;
  • Ricordarsi che gli insegnanti sono professionisti titolati, ma prima di tutto persone e che, in quanto tali, possono incorrere in sviste, dimenticanze, errori (ed ovviamente ci si riferisce a tutto ciò che, per gli studenti, non implica gravi danni alla persona o non provoca traumi), per i quali non possono essere crocifissi, altrimenti si dovrebbe reintrodurre la ghigliottina per tutti quei genitori che avallano le prepotenze dei loro figli, sminuendole a “goliardìe”.

Detto questo, sono assolutamente convinta che non tutti possano fare gli insegnanti o i dirigenti scolastici, così come non tutti siano in grado di fare i genitori.

Ognuno faccia un’analisi di coscienza rispetto ai propri doveri e le proprie responsabilità, prima di far la guerra all’altro, perché, mentre si punta il dito, i giovani si perdono!

Vita Maria Barulli