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Cobas: un pronto soccorso per combattere la violenza contro i docenti

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Un Pronto Soccorso contro le violenze e il mobbing nei confronti dei docenti: è l’iniziativa dei Cobas per arginare un fenomeno che, da episodico, sta diventando ormai quasi una regola.

Pronto Soccorso

Spiega il portavoce nazionale Piero Bernocchi: “Intendiamo garantire: a) un intervento sindacale e legale nelle scuole da cui ci arriveranno notizie di aggressioni fisiche o di “mobbing” e diffamazione nei confronti di docenti, mettendo a disposizione gli avvocati per le cause civili e penali; b) la denuncia pubblica, presso le autorità competenti e nei mass media e social, di qualsiasi omertà o minimizzazione da parte delle direzioni scolastiche”.

“Per garantire l’incolumità fisica e psichica degli/delle insegnanti – aggiunge Barnocchi – non servono leggi ‘speciali’, e men che meno la folle idea delle telecamere in classe che distruggerebbero definitivamente il rapporto docenti-studenti. Esistono già tutte le norme, dentro e fuori la scuola, per operare al meglio. E’ sufficiente che tutti i protagonisti della scuola recuperino il senso della propria professione e usino al meglio gli strumenti educativi – ma anche sanzionatori laddove inevitabili – già a disposizione”.

Secondo i Cobas non sono solamente le violenze fisiche di studenti e genitori a preoccupare: ancora più diffuse e  invasive sono “le aggressioni verbali praticate dai genitori, che arrivano fino al mobbing e allo stalking nei confronti degli insegnanti, con gruppi agguerriti che, usando i social, esercitano una pressione verbale e psicologica ostile, intervenendo arbitrariamente nella didattica a favore dei propri figli e pretendendone il massimo successo scolastico”.

Le ragioni di questa nuova emergenza vanno trovate, secondo i Cobas, “nell’immiserimento materiale e culturale della scuola e nella conseguente delegittimazione e annichilimento della funzione docente operati a partire dalla catastrofica filosofia – innescata da Luigi Berlinguer, ministro della PI nel primo governo Prodi e sostenuta poi da tutti i governi successivi – dell’autonomia scolastica e della ‘scuola azienda’, al servizio di una ‘clientela’ che impone i suoi desiderata”

“Nel processo di eutanasia della propria professione – denuncia però Bernocchi – la maggioranza dei docenti ha grandi responsabilità. Malgrado tutti gli strumenti culturali e sindacali che, come Cobas, abbiamo messo a disposizione di docenti ed Ata da 30 anni e le lotte incessanti da noi condotte contro la catastrofica scuola-azienda, la maggioranza dei/delle docenti si è subordinata passivamente, ha accettato o addirittura collaborato ai passaggi distruttivi prima elencati, pensando  ‘io speriamo che me la cavo’; ha evitato il conflitto, si è piegata agli scrutini umilianti con i voti ‘taroccati’, ha supinamente subito la sostituzione dei propri giudizi con i farseschi quiz Invalsi; ha sottoscritto la ‘fuga’ in massa dalla scuola degli studenti per centinaia di ore spese nelle demenziali attività dell’Alternanza; si è piegata alle imposizioni più becere e illegali di tanti presidi-padroni. Insomma, è entrata progressivamente nel ruolo di ‘servitori/trici’ tuttofare delle volontà dei presidi (e dei loro ‘cerchi magici’) e della sempre più invadente clientela”.