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In Italia 600mila docenti donne, Giuliani: poche tutele per la salute e in pensione troppo tardi

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“Le donne hanno indubbiamente un ruolo centrale nel Paese, a partire della scuola dove sono in numero preponderante. A ciò, tuttavia, non corrisponde un trattamento contrattuale adeguato alle specifiche necessità del genere femminile: non c’è un’assistenza medica per la prevenzione delle malattie, da parte del datore di lavoro, non esistono permessi aggiuntivi, né anticipi pensionistici aperti all’intera categoria”. A dirlo è stato il nostro direttore Alessandro Giuliani, nel corso della trasmissione radiofonica sulla Scuola andata in onda il 7 maggio su Radio Cusano, commentando la giornata di studio alla Camera dei deputati sulle ‘Donne in gioco 2.0 per la legalità’, in programma l’8 maggio.

Ricoprono un ruolo fondamentale, ma mancano le attenzioni alla categoria

In effetti, se si eccettua l’opzione donna e l’Ape, che però comportano forti penalizzazioni economiche, e l’Ape Sociale, più conveniente ma accordata solo alle maestre dell’Infanzia, non esistono ad oggi vie d’uscita dal lavoro per le donne prima dei 67 anni di età e 43 di contributi. Stiamo parlando di oltre 600mila lavoratori donne su 750mila solo tra i docenti.

“Nel contratto di categoria, mancano delle norme specifiche per la salvaguardia dei diritti e del benessere delle donne. Le quali, attorno ai 55 anni di età devono fare i conti con problematiche fisiologiche varie. Lo Stato, ad esempio, dovrebbe incentivare delle visite mediche per prevenire malattie o per curare i disturbi o le patologie che insorgono vicino a 60 anni. E le uscite dal lavoro, non possono essere di certo quelle attuali a 67 anni. Per non parlare degli aspetti salariali. Insomma, sebbene la donna abbia un ruolo guida in diversi ambiti della società, scuola compresa, chi governa lo Stato continua a non capire che deve andargli incontro”.

Diplomati magistrale: non basta un decreto ministeriale, ne serve uno governativo

Per quanto riguarda le proteste di questi giorni dei maestri con diploma magistrale, il direttore ha sottolineato che “non è sufficiente un decreto ministeriale ma ne serve uno governativo: potrebbe essere espletato anche in una fase di transizione e di uscita. Personalmente, credo che difficilmente un Governo in questa situazione possa prendere di petto la situazione dopo mesi, ano anni, di attesa, seppure precipitata per i diplomati magistrale dopo l’adunanza plenaria del 20 dicembre scorso. È nelle sue funzioni, certamente, ma è decisamente più probabile che la procedura d’urgenza al problema possa arrivare con il nuovo Esecutivo”, ancorché di scopo.

Alternanza scuola-lavoro: quest’anno incide sulla valutazione dell’alunno

Sull’alternanza scuola-lavoro, infine, Giuliani ha ricordato che “quest’anno non è obbligatorio il monte orario da 400 ore nel triennio: lo sarà dalla prossima maturità, quando sarà indispensabile avere collezionato almeno 301 ore, considerando anche il 25% massimo di assenze consentite. Il Miur, con il duro comunicato emesso in risposta principalmente alla Flc-Cgil, ha voluto invece puntare il dito sulla valutazione, che influisce da subito sicuramente sulla ammissione agli Esami di Stato”.

“Il senso dell’intervento del ministero è che se uno studente ha partecipato a poche attività di alternanza e ha fatto proprie un basso numero di competenze, viene da sé che, in caso avesse anche altre insufficienze nelle discipline curricolari, allora rischierebbe anche di non essere ammesso alla maturità”.