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Pensioni quota 100, Di Maio: “Priorità del nostro governo. A lavoro per inserirla nella legge di bilancio”

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Il tema delle pensioni rimane un tema molto caldo per il governo Conte. Si punta, ormai è assodato, al superamento della legge Fornero.

A Il Sole 24 Ore, lunga intervista con il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio. Tra gli argomenti toccati anche quello delle pensioni con la possibilità di inserire un nuovo procedimento per l’assegnazione dell’assegno di pensione: “La volontà di inserire una nuova anzianità è assodata ma sui tempi tecnici ci stiamo lavorando e non posso dire ora a circa due settimane dall’insediamento se entrerà in legge di bilancio o meno. Ma è una priorità ve lo assicuro”

Il via libera a quota 100, così come già segnalato da La Tecnica della Scuola, si confermerebbe con il vincolo dei 64 anni, Allo stesso modo, si conferma anche l’uscita con 41 anni e mezzo di contributi, ma escludendo dal computo i contributi figurativi oppure includendo al massimo due o tre anni.

Un dossier sulla riforma è già allo studio dei tecnici dei due partiti di maggioranza. L’aspetto più inaspettato riguarda la possibilità di “portare ad un’uscita più lontana nel tempo le donne e coloro che hanno avuto lunghi periodi di disoccupazione e cassa integrazione”.

Meno anni di lavoro, assegni più magri

La riforma delle pensioni promessa dal governo M5S-Lega, potrebbe riassumersi in una sorta di baratto: meno anni sul posto di lavoro, ma un assegno meno sostanzioso.

Le simulazioni realizzate in esclusiva per L’Economia, inserto del Corriere della Sera, da Progetica, società di consulenza in pianificazione finanziaria e previdenziale, mostrano cosa potrebbe cambiare con la riforma della legge Monti-Fornero.

Gli esempi mostrano dieci casi relativi a lavoratori, uomini e donne, di venti, trenta, quaranta, cinquanta e sessant’anni, che hanno cominciato a lavorare a venti o trenta anni e avranno una retribuzione finale di duemila euro netti al mese, per tredici mensilità.

La situazione nella scuola

Se dovesse essere questa la strada per superare le rigidità della legge Fornero, nella scuola gli insegnanti che potrebbero arrivare alla pensione nel 2019 sarebbero 100 mila, il 400% in più rispetto alla legge promulgata dal governo Monti nel 2011.

Secondo una stima fatta da Italia Oggi, dal 1° settembre 2019, a normativa previdenziale vigente, i docenti e il personale Ata che al 31 dicembre 2019 potranno fare valere i requisiti anagrafici e/o contributivi richiesti per accedere sia alla pensione di vecchiaia che a quella anticipata potrebbero essere rispettivamente tra 20 e 25mila e tra 7 e 8mila.

Qualora invece la normativa vigente, dovesse essere abrogata in tutto o in parte, così come hanno in mente M5S e Lega, i docenti che potrebbero avvalersene sarebbero più di 100 mila (invece di 25mila). Gli Ata, invece, oltre 47mila, rispetto ai 7-8mila ad oggi previsti, suddivisi per età e per anzianità.
Il dato non tiene conto di quanti potrebbero chiedere di cessare anticipatamente dal servizio ricorrendo all’Ape sociale, all’Ape volontaria o all’opzione donna o alle norme sui precoci e sui lavori usuranti.

Uscite importanti, con le quali si potrebbe creare lo spazio per sostanziose immissioni in ruolo nell’immediato futuro.