Scuola, gli ultimi dieci anni sono stati caratterizzati da processi che hanno guardato sempre avanti Mai un ripensamento, un ritorno a profili scolastici vincenti. E’ il trionfo del nuovismo a tutti i costi. L’unica concessione è la “strategia del cacciavite”. In altri termini, la paralisi!
La scuola ha vissuto un decennio terribile. Gli effetti sono stati devastanti. L’istituzione scolastica assomiglia sempre più a un pugile che messo all’angolo tenta di difendersi come può dall’attacco dell’avversario. Fuori di metafora l’avversario della scuola si chiama liberismo, sostenuto dal centro-destra e successivamente dalla sinistra. In sintesi, per i sostenitori del “turbocapitalismo” la scuola rappresenta un costo eccessivo che si declina in troppi insegnanti, ore eccessive di insegnamento e ovviamente “esagerate” risorse finanziarie. Il processo di dimagrimento avviato da Letizia Moratti (Legge 53/03) ebbe il suo culmine con la Riforma-Gelmini che si tradusse in una riduzione del personale scolastico di 87.000 unità.
L’obiettivo fu raggiunto grazie al ritorno del maestro unico, che sostituiva i tre docenti del modulo didattico (Legge 148/90), all’innalzamento di un punto in percentuale del rapporto docente/studenti, all’eliminazione delle ore di compresenza, alla razionalizzazione degli organici dei docenti e degli Ata, alla riorganizzazione dei centri di orientamento per gli adulti….
I provvedimenti si tradussero in un prelievo forzoso di 8 miliardi di €
La seconda riforma del nostro decennio è la “Buona scuola”.
Conferma la visione del centro-destra sulla scuola: razionalizzazione delle spese scolastiche con la sostanziale soppressione dei supplenti sostituiti dall’organico funzionale d’istituto. Trovano piena cittadinanza alcune idee del progetto di V. Aprea (2001). la meritocrazia, il preside-manager, il superamento del concetto di “comunità scolastica”…
La continuità delle due riforme si riscontra nell’approccio che i governi successivi hanno avuto (compreso quello attuale) nei confronti di esse. Il punto d’incontro si chiama “la strategia del cacciavite”. Felice metafora del Ministro Fioroni (2006-2008) che dichiarò che non avrebbe abolito la Riforma Moratti, ma si sarebbe limitato ad apportare dei correttivi per migliorare la funzionalità del sistema.
Bene, la “strategia del cacciavite” è stata messa in atto anche dai governi Monti e Letta. Profumo (2012) annunciò che “si parte della riforma Gelmini, perché con un governo che ha questi tempi, si può solo pensare di oliare il sistema“.
M. Chiara Carrozza provò a svincolarsi dal criterio della compatibilità economica, poi però si adeguò.
E così arriviamo alla “Buona scuola”.
Il ministro Fedeli ha applicato la “strategia del cacciavite”, attuando le deleghe previste dalla legge 107/15. Quindi non aggiustamenti, ma un’azione tesa ” a serrare le viti” per ottimizzare l’impalcatura della “Buona Scuola”.
Si legge nel contratto di governo M5s-Lega: ” In questi anni le riforme che hanno coinvolto il mondo della scuola si sono mostrate insufficienti e spesso inadeguate, come la c.d. “Buona Scuola”, ed è per questo che intendiamo superarle con urgenza per consentire un necessario cambio di rotta, intervenendo sul fenomeno delle cd. “classi pollaio”, dell’edilizia scolastica, delle graduatorie e ti- toli per l’insegnamento.”
L’attuale ministro Bussetti non si dimostra d’accordo con questo impegno, confermando la “strategia del cacciavite”
Nelle linee programmatiche, infatti, si legge (pag.9) ” L’obiettivo che mi prefiggo è quello di ricreare un clima di serenità e di fiducia, senza ricorrere a nuove riforme e ad ulteriori strappi. D’altra parte, se non vi è l’intenzione di stravolgere la riforma della cosiddetta “Buona Scuola”, come ha anche assicurato il Presidente del Consiglio, reputo che i nodi emersi in questi anni di applicazione vadano affrontati e sciolti completamente, in modo condiviso: quello che propongo è un riallineamento complessivo che ottimizzi un impianto normativo ormai operativo da qualche anno ”
Con queste premesse è inutile illudersi! “Tutto deve cambiare perché tutto resti come prima”. Siamo di fronte alla paralisi! Una riflessione piena di amarezza è espressa da A. Greco (Associazione Nazionale Docenti).
“Non c’è stato un evento pubblico sulla scuola, prima dell’attuale legislatura, in cui non abbiano partecipato parlamentari o attivisti dei 5 Stelle e della Lega e che nei loro interventi non abbiano arringato i partecipanti con la frase, gridata in ogni dove, “quando andremo noi al governo cancelleremo la legge 107/2015”…
La legge 107 ha un solo articolo e 212 commi. Sarebbe bastata una legge con un solo articolo per cancellarla e per riportare la scuola nell’alveo tracciato dalla Costituzione, di luogo privilegiato di elevazione culturale, civile e sociale…Ci spiace, certo non era questo che il mondo della scuola si aspettava da un “governo del cambiamento”
di Gianfranco Scialpi
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