È la notizia del giorno in Francia, una di quelle notizie che nessuno vorrebbe mai dare né leggere: una bambina di appena 9 anni si sarebbe suicidata in casa perché non ne poteva più dei suoi compagni di classe che la insultavano e deridevano in continuazione a causa del suo sovrappeso. È accaduto in un piccolo centro della Mosella, nel Nord-Est della Francia, dove la bambina frequentava l’ultima classe della scuola elementare.
Come riporta il quotidiano Le Figaro, la mamma della piccola ha dichiarato che sua figlia aveva già manifestato in qualche modo l’intenzione di togliersi la vita per porre fine a queste vessazioni che non riusciva più a tollerare. Ma quale mamma riesce a prendere sul serio una frase del genere, pronunciata da una bambina di 9 anni?
Ieri l’altro, invece, il cosiddetto ‘passaggio all’atto’ che ha lasciato tutti increduli e profondamente addolorati. Secondo gli organi di informazione, la bambina avrebbe lasciato un biglietto d’addio nel quale spiegava le ragioni del suo gesto.
A questo livello delle indagini, la Procura non rilascia dichiarazioni ma le notizie che trapelano – anche da fonti della polizia, secondo Yahoo.fr – convergono tutte nella stessa direzione: il bullismo sarebbe stato la causa del suicidio della bambina.
Parte adesso il solito dispiegamento di forze: cellule d’ascolto e psicologi per sostenere la comunità scolastica e la famiglia, messaggi di condanna e di cordoglio da parte delle autorità scolastiche e politiche. Sta di fatto che il suicidio di una bambina di appena 9 anni interroga le coscienze di tutti, anche quando i dati diramati dal Ministero della Salute francese dicono che ogni anno, in Francia, 400 adolescenti si tolgono la vita.
La statistica aggiunge – e il caso di cui si parla lo dimostra – che il fenomeno del bullismo è ben presente e radicato anche nella scuola primaria dove il 5% dei bambini tra la terza e la quinta classe subisce atti di bullismo con conseguenze drammatiche sulla scolarità e la salute fisica e mentale delle vittime.
Il bullismo può assumere varie forme: violenze verbali, psicologiche, fisiche da parte di uno o più ragazzini in banda nei confronti di una vittima designata. Si può manifestare sia all’interno del perimetro scolastico che fuori, anche sotto forma di cyberbullismo.
Certo, non c’è dubbio che la Scuola non sta lì a guardare. Non si contano più i progetti finalizzati alla prevenzione del bullismo, all’educazione alla pacifica convivenza, alla solidarietà e all’accoglienza. Ma evidentemente il cammino da fare è ancora lungo.
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