Didattica

Bibbia a scuola, intervista alla Presidente della Federazione delle scuole cattoliche: “Iniziativa auspicabile e urgente”

Le recenti Nuove Indicazioni Nazionali – NIN proposte dal Ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara, prevedono che, a partire dall’anno scolastico 2026-27, venga introdotta la lettura della Bibbia nelle scuole per rafforzare la conoscenza delle radici della cultura italiana.

Abbiamo intervistato la professoressa Virginia Kaladich, presidente della FIDAE – Federazione di istituti di Attività Educative – Scuole Cattoliche primarie e secondarie, fondata a Roma nel 1945, da decenni impegnata su una grande molteplicità di problemi, attinenti i giovani, l’educazione, la scuola

Come scuole cattoliche, ritenete che si tratti di un’iniziativa auspicabile, che dovrebbe coinvolgere non solo le scuole di ispirazione cattolica, ma tutte le scuole italiane per la promozione della cultura italiana?
La Bibbia è uno dei libri più importanti nella storia dell’umanità. Su di essa si è formata una parte significativa della nostra civiltà, e ancora oggi possiamo affermare senza timore di essere smentiti che essa rappresenta il testo su cui poggiano le radici della cultura europea e di quella che anima il nostro Continente. Pertanto, ritengo che l’introduzione della lettura della Bibbia nelle scuole sia un’iniziativa assolutamente auspicabile, se non addirittura urgente. Se è vero che la Bibbia è stato uno dei primi testi a essere stampati, oggi dobbiamo constatare che pochi la conoscono, anche tra i cristiani.

Il provvedimento potrebbe favorire una crescita costruttiva nel rapporto tra scuole statali laiche e scuole paritarie religiose? In che modo?
Lo studio della Bibbia nelle scuole può favorire un dialogo positivo tra scuole statali laiche e scuole paritarie religiose, a condizione che venga affrontato in modo rispettoso e non confessionale. Presentata come un fenomeno culturale e storico, la Bibbia può promuovere la comprensione reciproca e il rispetto delle diversità, stimolando uno scambio costruttivo. L’obiettivo dovrebbe essere quello di favorire un approccio educativo inclusivo, che valorizzi il pluralismo e contribuisca a formare cittadini capaci di dialogare e convivere pacificamente.
Si tratterebbe senza dubbio di un’ottima occasione per consolidare un legame che già esiste in molti casi, ma che necessita di un ulteriore passo in avanti. La legge sulla parità scolastica, che tra pochi mesi celebrerà i suoi 25 anni, infatti parla di un unico sistema scolastico nazionale, e questo è un principio che merita di essere riaffermato e potenziato.

Le indicazioni del Ministero dell’Istruzione e del Merito, in questa fase, tengono conto della pluralità culturale e religiosa della scuola italiana?
Al momento non conosciamo il testo completo delle indicazioni ministeriali, ma è necessario partire da un presupposto fondamentale: il rispetto della pluralità religiosa è un dovere universale. Tuttavia, ciò non significa che si debbano dimenticare le proprie radici, soprattutto quando queste affondano in una cultura millenaria come quella giudaico-cristiana, che ha forgiato una parte sostanziale della nostra identità culturale.

Nelle scuole cattoliche, oltre alle ore di IRC, ci sono momenti della routine scolastica che prevedono la lettura della Bibbia?
La Bibbia è un testo a cui facciamo spesso riferimento, perché offre spunti e risposte alle grandi domande che ogni uomo si pone, sia credente che ateo. Essa fornisce un quadro valoriale che resta sempre valido e insegna ai ragazzi a cercare un senso in un mondo in cui questo sembra mancare sempre più. La lettura della Bibbia non si limita alle ore di IRC, ma viene integrata anche in altri momenti della vita scolastica, per stimolare una riflessione profonda e condivisa.

Avete delle buone pratiche da condividere con le scuole statali?
Le scuole paritarie cattoliche utilizzano la Bibbia come strumento educativo per promuovere valori morali, spirituali e sociali. Queste pratiche possono essere condivise con le scuole statali, mantenendo un approccio inclusivo e rispettoso della pluralità religiosa. Tra le buone pratiche che potrebbero essere utili ci sono l’educazione ai valori universali e ai valori morali, introducendo  temi come giustizia, solidarietà, compassione e amore verso il prossimo; l’approccio interdisciplinare con collegamenti culturali, esplorando la storia, la letteratura, l’arte e la filosofia in relazione ai temi biblici; il confronto con altre tradizioni, attraverso la  promozione deldialogo interreligioso nelle scuole statali per sviluppare il rispetto per la diversità religiosa e culturale.

Nelle nostre scuole, inoltre, proponiamo la lettura personale e la riflessione individuale, per cui incoraggiamo gli studenti a leggere la Bibbia in modo meditativo e personale e favoriamo il dialogo tra gli studenti su tematiche bibliche, enfatizzando valori comuni come giustizia e amore. Questo aiuta a sviluppare un pensiero critico e un confronto rispettoso tra diverse opinioni.

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Carmelina Maurizio

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