Il digital divide, o divario digitale è il divario esistente tra chi ha accesso effettivo alle ICT, che utilizzano il linguaggio digitale e chi ne è escluso, in modo parziale o totale.
I motivi di esclusione comprendono diverse variabili: condizioni economiche, livello d’istruzione, qualità delle infrastrutture, differenze di età o di sesso, appartenenza a diversi gruppi etnici, provenienza geografica.
Oltre a indicare il divario nell’accesso reale alle tecnologie, la definizione include anche disparità nell’acquisizione di risorse digitali o capacità necessarie a partecipare alla società dell’informazione, disparità quindi nel possesso della competenza digitale (http://nuovadidattica.lascuolaconvoi.it/glossario/digital-divide/ ).
Il divario digitale produce oggi sempre più divario sociale, e ha forti ripercussioni sul benessere anche economico delle persone e di un contesto sociale.
Per questo va colmato con adeguati investimenti tecnologici e un’efficace azione formativa. Nella DAD di questi ultimi tre mesi il “digital divide” non è alimentato solo dall’indisponibilità di dispositivi o di connessioni a internet, ma anche dall’assenza di famiglie (in particolare nella scuola primaria e dell’ infanzia) capaci di sostenere e supportare i propri figli nell’uso delle tecnologie e nel programmare, autoregolandosi con continuità, il tempo di lavoro in momenti in cui viene meno il supporto di quella comunità educante che è la classe con i suoi insegnanti e il gruppo di alunni. A settembre dobbiamo risolvere il problema del divario digitale per rendere la didattica s distanza più efficace.
Come fare? A oggi le norme europee e quelle italiane non garantiscono la copertura banda larga, ma solo la connessione base dial – up (che è collegata alla semplice presenza della linea telefonica, questa sì garantita). Agcom sta da tempo rivedendo il concetto di diritto universale in questa materia, valutando di inserire anche la connessione banda larga (https://www.agendadigitale.eu/cultura-digitale/il-digital-divide-culturale-e-una-nuova-discriminazione-sociale/ ).
La conseguenza sarebbe un obbligo di copertura da parte dell’operatore telefonico dominante , sovvenzionato da un fondo comune tra gli operatori (ora usato per assicurare la copertura della linea telefonica universale).
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