Home Attualità I molteplici progetti di PCTO nelle forze armate: la guerra come mestiere?

I molteplici progetti di PCTO nelle forze armate: la guerra come mestiere?

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Alternanza “scuola-caserma”: le iniziative si moltiplicano. Per esempio a Giugliano, presso Napoli, dove l’8 novembre 2021 Comune ed Esercito hanno siglato un protocollo d’intesa sulla “formazione” (di alunni e docenti) “sul problema della gestione dei rifiuti”. Nella “Terra dei Fuochi” l’esercito (nato per fare la guerra) si accredita nelle scuole come risolutore di problemi ecologici. “Green washing” o impegno ecologico? Ai posteri l’ardua sentenza.

Con progetti simili le forze armate rendono credibile ai giovani un proprio ruolo ‘civile’ ed ecologico altrimenti insospettabile (visto anche l’impatto ambientale di guerra e industria degli armamenti); lasciando un’impronta securitaria e militaresca su un problema da affrontare piuttosto con educazione e informazione per combattere l’omertà mafiosa, visti i legami tra rifiuti tossici, ecocidio e camorra.

Peace washing” (persino per i Marines di Sigonella)?

I PCTO (“Percorsi per le Competenze Trasversali e l’Orientamento”) coi militari sono all’ordine del giorno dal 2016, l’anno dopo che la legge 107/2015 (“buona scuola” di Renzi) ebbe introdotto l’“alternanza scuola-lavoro”. Con esempi in tutta Italia, spesso al sud; come in Sicilia, dove l’accordo tra USR ed Esercito del dicembre 2021 ha proposto, per l’anno scolastico 2021/22, un’offerta formativa su “Nozioni di Topografia”, “Progettazione opere edili”, “Gestione ristorazione e servizio in sala”, “Accoglienza e accompagnamento visitatori”, “Gestione del servizio cucina e distribuzione vitto”, e molti altri argomenti. Quasi a suggerire — con un’attenta opera di “Peace washing” — che in quelle regioni la caserma sia l’unico rimedio alla disoccupazione cronica cui il Meridione è condannato dal 1861.

Si è giunti al punto di affidare ai Marines USA della basi di Santa Teresa di Riva (Messina) e Sigonella (Catania) l’“istruzione” e la familiarizzazione di alcune quarte elementari con la lingua inglese e l’interculturalismo: progetto poi naufragato per le proteste. Da Sigonella partono per tutto il pianeta droni-killer, droni-spia, aerei da guerra e fiori consimili.

Lezioni di militari persino alla primaria

Sud, ma non solo. Per l’anno scolastico in corso, infatti, sono state organizzate «conferenze informative dell’Esercito Italiano presso gli Istituti Scolastici della Toscana, attività previste dal Protocollo d’Intesa stipulato fra il Ministero dell’Istruzione e il Ministero della Difesa, su temi afferenti alla storia, ai compiti e alle “opportunità professionali” della Forza Armata”»: per elementari, medie e superiori. L’immagine, scelta per promuovere l’iniziativa, mostra quattro bei militari (due uomini e due donne) sorridenti in uniforme, con la scritta «SOGNA CRESCI REALIZZA». Passato di moda il “credere obbedire combattere”, il complesso militare-industriale cerca di avvalorarsi come educatore e costruttore di pace e sviluppo?

A Fossombrone, nelle Marche, per l’orientamento in uscita nel 2020, i maturandi hanno ascoltato la lezione dei militari su “carriere militari, concorso presso l’Accademia Militare di Modena e relativi indirizzi universitari, concorso presso la scuola Allievi Marescialli di Viterbo, modalità per l’arruolamento volontario nelle Forze Armate e modalità per l’arruolamento volontario in qualità di atleti”.

Tra gli entusiasti, c’è chi dice “No”

Antonio Mazzeo, giornalista pacifista e docente tra i più attivi sulla questione, definisce tutto ciò «militarizzazione delle coscienze e dell’istruzione funzionale al consenso generale verso i plurimiliardari piani di riarmo e a creare le basi ideologiche dello studente-cittadino-soldato “modello” delle società belliche del XXI secolo».

Al contrario, un dirigente scolastico di Bari, entusiasta del PCTO in strutture militari, lo definisce “modalità di insegnamento/apprendimento assolutamente diversa rispetto a quella tradizionalmente logocentrica della pedagogia scolastica, ma non certamente nuova”; e scomoda persino Comenio quale antesignano dell’“imparar facendo” e dell’alternanza scuola-lavoro.

La guerra come una qualsiasi professione?

Abbiamo già scritto dell’iniziativa di alcune organizzazioni tra cui Pax Christi (movimento pacifista cattolico attivo da 77 anni) “Scuole smilitarizzate”, promossa a più riprese dal 2013 ad oggi ed indirizzata ai Collegi dei docenti per sensibilizzarli sul «preoccupante concetto di “sicurezza” fondato sull’idea di “autodifesa armata” e sulla crescente militarizzazione degli spazi pubblici e privati». Nel clima bellicista di oggi — tra TV che incitano a schierarsi senza remore nella prospettiva di una nuova guerra mondiale — l’argomento è tragicamente d’attualità.

Alcuni sindacati di base si sono schierati contro il PCTO (militarista e non), e hanno scioperato il 6 maggio 2022.

Docenti come megafono di qualsiasi interesse?

Nell’aprile 2022, 15 associazioni — riunite in un Coordinamento di opposizione alla presenza dei militari nelle scuole — hanno consegnato all’USR Sicilia un documento di protesta firmato dai cittadini, organizzando presìdi e convegni. Hanno ragione o torto? Grazie all’“autonomia” scolastica la scuola è ormai terra di nessuno, dove scorrazzano enti d’ogni tipo per accaparrarsi teste e braccia? E gli insegnanti hanno ormai del tutto abdicato al proprio ruolo, che è quello di decidere autonomamente come impiegare la propria professionalità (consistente nello scegliere contenuti, metodi e mezzi per emancipare i discenti dall’ignoranza, facendone cittadini liberi e coscienti di sé e dei propri diritti)?