In questi giorni una polemica si sta riversando sui social e sui giornali. Francamente, una cantante 28enne arrivata alla finale di X Factor 2024, ha discusso in merito all’inno italiano, l’Inno di Mameli, giudicandolo poco inclusivo.
Come riporta Il Corriere della Sera la cantante ha detto sui social: “Mi è stato proposto di cantare Fratelli d’Italia. Una manifestazione che nel suo essere campione di inclusività comincia con Fratelli d’Italia. La prima cosa a cui è pensato è: accetto però cambio il testo per renderlo più inclusivo. Poi però ho scoperto che sarebbe stato vilipendio alla bandiera così mi sono detta che forse non è il caso”.
“Dire grazie ma no oppure, ed è quello che ho deciso, è l’opportunità di prendere uno spazio. L’opportunità di cantare sì l’Inno che ha un linguaggio non inclusivo, ma farlo da donna queer e vestendo determinati colori per dare un messaggio molto chiaro. Le persone queer, transessuali, non binarie esistono e non sono cittadine e cittadini di serie B, hanno pari doveri e soprattutto diritti di tutti gli italiani e italiane. Le persone nere esistono, non sono persone di serie B e tante sono stanche di un’Italia razzista, omofoba e che si riconosce in un tricolore ormai anacronistico. Noi questa bandiera unica ce l’abbiamo da tanto tempo, è l’ora di unificarci sotto una bandiera di pace, di inclusività quindi oggi andrò e prenderò quello che è il nostro spazio, sebbene rappresentati e rappresentate sempre di meno”, ha aggiunto.
Inutile dire che le sue parole hanno scatenato molte polemiche. L’europarlamentare della Lega Isabella Tovaglieri ha tuonato: “L’inno d’Italia razzista?? Basta! Ci siamo stufati di queste assurdità woke”. Ecco altri commenti:
“La scuola da questi frutti, significa che è da riformare”.
“Alla ‘cantante’ che vuole cambiare le parole dell’inno d’Italia perché non’inclusivo’ bisognerebbe spiegare che Mameli morì per fare l’Unità d’Italia grazie a cui oggi lei può dire le sue stupidaggini in libertà. Invece di far video dovrebbe tornare a scuola a studiare la storia”.
“Ma state scherzando?! L’Inno di Mameli è l’inno dell’Italia e non si tocca! Questa storia dell’inclusione vi sta marcendo quei pochi neuroni rimasti! Di questo passo, non potremo nemmeno più ascoltare “L’italiano” di Toto Cutugno perché non è inclusivo. Ma fatemi il piacere!”.
“È vero, l’inno di Mameli non è inclusivo, ma bisogna considerare che fu scritto durante il Risorgimento. Sia la musica che le lyrics riflettono l’ottimismo del Risorgimento e non cambierei mai l’inno d’Italia. Per i suoi tempi era inclusivissimo”.
Si parla quindi ancora di aggiornamento di testi antichi. L’argomento riguarda da vicino la scuola; ci sono poesie, testi, libri che spesso si dice di voler aggiornare.
Quanti brani vengono letti a scuola anche se non sono “politicamente corretti”? Bisogna evitare e riformare la scuola o meglio contestualizzare?
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