I lettori ci scrivono

Per garantire la libertà di insegnamento ci vogliono anche serie procedure di reclutamento

La libertà di insegnamento è un preciso diritto/dovere previsto dalla Costituzione (art.33, “L’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento”), posto a garanzia antitotalitaria contro qualunque tentativo di asservimento della scuola pubblica e delle nuove generazioni a interessi privati. Questa libertà può essere fondata solo sull’autorevolezza culturale degli insegnanti: non si insegna per le buone grazie di qualcuno ma in base a un’adeguata preparazione e capacità riconosciute pubblicamente.

Il che significa:
– No al reclutamento legato a scelte personalistiche (meno che mai dei dirigenti scolastici, di cui gli insegnanti diventerebbero i vassalli sotto ricatto);
– No a procedure burocratiche sempre più complicate e caotiche che non favoriscono chi è più preparato e motivato ma chi è più fortunato o più abile nell’utilizzarle a proprio favore. Basta soprattutto con concorsi che prevedono test a crocette bignamizzati e la litania delle “competenze” al posto di un’ampia preparazione culturale. Né l’assunzione in un ruolo pubblico così importante può dipendere da un taglieggiamento economico o essere legata a una compravendita (CFU ecc.).

Solo una classe docente culturalmente autorevole può respingere qualunque spinta a trasformare la scuola in una catena aziendalistica di ubbidienza o l’occupazione da parte di un sistema di interessi privati (ad esempio quelli legati ai fondi PNRR) dello spazio pubblico e democratico dell’educazione, della relazione umana, del pensiero e della conoscenza.

Gruppo La nostra scuola 
Associazione Agorà 33

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