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Premio in denaro a chi ha voti alti, il prof Saudino: “Siamo in presenza di cialtroni che scambiano la pedagogia per gare. Fermiamo questo orrore”

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Sta facendo molto discutere la proposta di un dirigente scolastico dell’istituto superiore Scalcerle di Padova, Giuseppe Sozzo che insieme al provveditore Roberto Natale premieranno con 100 euro tutti gli studenti che l’anno scorso hanno ottenuto all’Esame di Stato la media del 9. 

Tra favorevoli e contrari a questa proposta, è intervenuto anche il professore Matteo Saudino, autore del progetto BarbaSophia, il canale Youtube con migliaia di iscritti e visualizzazioni.

Il prof Saudino in un video ha commentato la scelta del dirigente scolastico e ha ampiamente sviluppato le sue critiche: “Qual è il miglior modo per incentivare lo studio? Ma no, non è l’amore per le discipline, non l’amore per le materie, l’arte, la matematica, la fisica, latino, storia, geografia… No, sono i soldi. Ecco dove si va a costruire il merito, la vittoria, l’eccellenza. Tutti gli studi di psicologia, le indagini sociologiche stanno parlando di depressione, il senso della sconfitta, il tasso di suicidio, abbandono scolastico, il senso di inadeguatezza, ma no, queste sono tutte fandonie, tutte cialtronate. Un po’ di sana competizione, aspirazione alla vittoria è quello che serve per motivare i nostri ragazzi”.

“Immagino già le critiche – continua il docente di filosofia e storia – ma io voglio una scuola dell’uguaglianza che vuol dire crescere insieme. C’è chi magari cresce prima, chi dopo, ognuno troverà sé stesso facendo un proprio percorso, chi parte da 2 e arriva 7, chi parte da 7 e arriva a 9. A scuola i ragazzi e le ragazze devono trovare sé stessi, capirsi, conoscersi, immaginarsi poi nel futuro, costruirsi delle capacità, delle conoscenze, delle fiducie per poi andare ad abitare il mondo nel modo migliore possibile. La scuola è un luogo di crescita, non di competizione. La competizione fa crescere se avete come idea di società quella del mercato. La scuola non è una società di mercato. Non si tiene conto del percorso, se un ragazzo parte da 5 e arriva a 7 ha fatto un grande percorso, se uno da 8 arriva a 9 il percorso è più piccolo”.

E ancora Saudino contro il premio in denaro: “Se tu mi dici che dai un premio alla media del 9, non stai neanche premiando veramente la meritocrazia perché incentivi l’odio, l’invidia, la depressione, il senso di inadeguatezza, la voglia di mollare. Io spero veramente che qualcuno intervenga, gli studenti si ribellino, spero che gli insegnanti dicano ‘noi non ci stiamo perché non è questa la scuola che vogliamo, perché vogliamo una scuola realmente inclusiva, di crescita, dove il voto non è il fine, ma eventualmente il mezzo’. Cosa vuol dire il voto numerico che può cambiare da docente a docente, da sezione a sezione? Come traduciamo poi una prestazione in un voto numerico, di cosa stiamo parlando? Siamo in presenza di cialtroni che scambiano la pedagogia per magia, superstizione, economia, gare. Non funziona così. Fermiamo questo orrore”.

Il docente fa anche un appello ai giovani: “Studenti e studentesse mettete a nudo la fallacia della meritocrazia, i voti non stabiliscono nessun meritevole. Chi sono i meritevoli? Magari ci sono studenti che fanno tre ore di strada prima di arrivare a scuola e hanno la media del 6, questi sono meritevolissimi, anche chi stava per lasciare la scuola e poi ha lasciato solo una materia è meritevole. Il merito non è un gradiente, non è un metro per misurare nulla se non le differenze”.

Questo modello di scuola è una distopia – conclude il professore. Noi invece dobbiamo fare una scuola del sogno, della forza di volontà, la voglia di cambiare il mondo, l’utopia perché a scuola tutti i banchi sono uguali, perché a scuola si va per crescere, perché a scuola si va non per competere, ma anzi si va per cooperare e collaborare. Abbiamo bisogno di una società dove le persone collaborando creano un mondo più giusto per affrontare le grandi sfide, dalla transizione ecologica al tema del lavoro, i diritti, di genere, il tema del salario, delle città smart. Non serve la logica della vittoria, serve la logica della cooperazione e del lavorare insieme”.