Il dizionario Treccani ci dice che la Public History è quel campo delle scienze storiche in cui l’attività di ricerca, svolta sia al di fuori sia all’interno dell’ambito universitario, è rivolta, attraverso diversi mezzi e occasioni di comunicazione, a un vasto pubblico, con finalità divulgative.
Si tratta – aggiunge romaslowtour.com – di un’ampia serie di pratiche volte a portare la storia fuori dai classici ambiti dell’insegnamento e della ricerca, per applicarla alla società in cui viviamo. La Public History si configura come una storia per un pubblico più ampio, elaborata al di fuori dell’accademia e condivisa con le comunità di riferimento, che consiste nel produrre, conservare, diffondere la storia nel territorio e nel suo tessuto sociale, con ogni tipo di linguaggio comunicativo e strumento, per e con ogni tipo di pubblico.
Nel 2016 è stata fondata l’Associazione Italiana di Public History, il cui primo congresso si è tenuto a Ravenna l’anno successivo. L’ultima Conferenza nazionale, la settima, si è svolta a giugno di quest’anno a Modena, presso il Dipartimento di Studi Linguistici e Culturali dell’Università di Modena e Reggio Emilia.
Intervistata dall’Università di Pisa, la professoressa Enrica Salvatori del dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dello stesso ateneo – nonché presidente dell’associazione – ha sottolineato come la Public History sia allo stesso tempo un insieme di pratiche e una corrente di pensiero, che invita gli storici a lavorare insieme a pubblici diversi, condividendo, non semplificando, la complessità del ragionamento storico, portando le persone “dentro” quella stessa complessità con iniziative che mirino a renderle partecipi della scrittura della storia.
La pratica della Public History si sta diffondendo sempre di più nelle nostre scuole, attraverso tutta una serie di interessanti progetti: all’Istituto di Istruzione Superiore “N. Machiavelli” di Lucca, ad esempio, si è appena concluso il progetto PCTO “Raccontare l’antico Egitto: public history e nuove tecnologie”. Con la guida di Alessandro Galli – dottore di ricerca in Egittologia presso l’università di Pisa – i ragazzi hanno vestito i panni dei public historians e si sono dedicati alla pratica della storia, alla comunicazione e alla valorizzazione della raccolta di antichità egizie del Gabinetto di Storia Naturale del Liceo Machiavelli, donate dal Granduca di Toscana Leopoldo II nel 1849
Come si legge sul sito della scuola, “L’Egitto a Lucca” è il titolo del percorso che i ragazzi hanno costruito per permettere ai visitatori, attraverso una serie di qrcode, di percorrere un viaggio a ritroso nel tempo alla scoperta della Egittomania ottocentesca, della biografia degli oggetti esposti ricostruita su base scientifica, della pratica dell’imbalsamazione e di molto altro.
Sempre quest’anno, gli studenti del Liceo Statale “Coluccio Salutati” di Montecatini Terme hanno realizzato due percorsi di public history: nel primo, “Fascismo e Shoah in Valdinievole”, si sono dedicati con attenzione e sensibilità alla ricerca di testimonianze locali legate alla persecuzione antiebraica, rintracciando memorie private e vicende talvolta sommerse, restituite con rispetto e rigore storiografico.
Nel secondo, “I Balcani: dalla Questione del Confine orientale alle Guerre degli Anni ’90”, è stata svolta un’indagine approfondita, sostenuta anche da una visita didattica di più giorni nei luoghi simbolo della complessa vicenda del confine giuliano-dalmata, che ha permesso agli studenti di elaborare un lavoro multimediale composito e articolato nel quale – si legge nella presentazione del progetto – la macrostoria del Novecento costituita da trattati, guerre, eccidi si intreccia con la piccola storia delle comunità colpite da esodi, conflitti e tensioni identitarie, restituendo un quadro umano deflagrante che ci riporta ai conflitti del presente in cui emerge la fragilità dell’ordine umano quando si lascia sopraffare da nazionalismi esasperati, memorie storiche irrisolte e ambizioni geopolitiche.
La condivisione dei lavori è avvenuta in due momenti e luoghi diversi: alla settima Conferenza Nazionale dell’Associazione Italiana di Public History di cui parlavamo in apertura, intitolata “Storie in cammino” e nella sala consiliare del Comune di Montecatini.
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