Antonello Giannelli, presidente nazionale Anp
Gli stipendi di chi lavora scuola sono davvero bassi: tra i docenti, ad esempio, si fermano in media attorno ai 1.700 euro netti al mese. La cifra stipendiale viene considerata decisamente modesta, tanto che in alcuni territori, soprattutto al Nord, dove il costo della vita è maggiore, i posti vacanti non vengono spesso tutti ricoperti con nuovi arrivati: anche perché tra i precari e i neo-assunti lo stipendio è fissato tra i 1.300 e i 1.400 euro netti (a seconda del ciclo scolastico dove si opera).
È tutto dire, a proposito dello stipendio di un insegnante italiano rispetto a quello assegnato in diversi Paesi europei risulta almeno inferiore del 30-40%, tanto che un docente austriaco, a parità di anzianità di servizio, porta a casa ogni anno oltre 20mila euro l’anno in più dei nostri. E uno olandese quasi 30mila.
Il disinteresse per l’insegnamento o per lavorare a scuola è tale che non si riesce a coprire, talvolta, nemmeno il turn over dovuto a coloro che lasciano il lavoro per la pensione. Eppure, tutti sostengono che docenti, dirigenti scolastici e personale Ata svolgono attività estremamente importanti e con responsabilità decisamente sopra la media. Stavolta a soffermarsi sulla contraddizione è stato Antonello Giannelli, presidente nazionale dell’Associazione nazionale presidi in occasione dell’avvio della discussione parlamentare sulla Manovra economica per il 2026 (le cui linee essenziali il 10 ottobre verranno presentate ai sindacati).
“I livelli salariali del personale scolastico – ha detto Giannelli – risultano inaccettabilmente inferiori a quelli europei e soprattutto a quelli delle altre categorie del pubblico impiego se il decisore politico vuole realmente valorizzare la scuola, come dichiara costantemente in tutte le occasioni elettorali, deve cogliere l’importante opportunità costituita dalla legge di bilancio per destinare ad essa sostanziosi investimenti, rendendone così più attraenti le condizioni di lavoro e garantendo adeguato riconoscimento sociale a tutti coloro che ne consentono il regolare funzionamento quotidiano”.
Entrando nel dettaglio, Giannelli però non si dice d’accordo con chi vorrebbe “spalmare” eventuali finanziamenti tutto il personale scolastico: “è indispensabile – dice il numero uno dell’Anp – incrementare il fondo unico nazionale dei dirigenti scolastici, introdurre concrete forme di carriera per i docenti e strutturare un vero middle management, – continua Giannelli – valorizzare maggiormente dal punto di vista economico il ruolo dell’elevata qualificazione, prevedendo, anche per i Dsga, l’inserimento nel middle management, incrementare le risorse, comunque denominate, da mettere a disposizione dei dirigenti scolastici per remunerare chi lavora di più e meglio e investire nella formazione continua di tutto il personale, con congrue risorse dedicate all’aggiornamento professionale”. Quindi, somme maggiore ai 500 euro annui derivanti dalla Carta del docente, peraltro anche ad alto imminente rischio di ridimensionamento.
In conclusione, Giannelli chiede al “decisore politico di approfittare dell’occasione della legge di bilancio per avviare finalmente quella stagione di investimenti coraggiosi e lungimiranti che il sistema educativo attende da troppo tempo”.
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