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Telefono Azzurro lancia il suo Manifesto per un ambiente digitale sicuro a misura di bambino

Nel 1987, a Bologna, Ernesto Caffo – all’epoca professore associato di Neuropsichiatria Infantile all’Università degli Studi di Modena – fonda il Telefono Azzurro. L’associazione – si legge sul suo sito – nasce per poter dare ascolto alle richieste di aiuto dei bambini, una risposta concreta al “diritto all’ascolto” riconosciuto al bambino dalla Convenzione Internazionale sui Diritti dell’Infanzia firmata dalle Nazioni Unite.

In questi giorni abbiamo parlato dell’impegno concreto di Telefono azzurro contro ogni forma di cyberbullismo , oggi torniamo a parlarne perché proprio ieri, 11 febbraio, in occasione del Safer Internet Day 2025, la Fondazione ancora oggi guidata da Ernesto Caffo, ha presentato il Manifesto per i diritti dei bambini nell’ambiente digitale, nel quale si ribadisce l’importanza di tutelare e valorizzare i diritti dei bambini e degli adolescenti di oggi e di domani, non solo nel mondo reale ma anche nel mondo digitale.

Come riportato dal videoportale Youmark, il Manifesto lancia un appello per un ambiente digitale sicuro, inclusivo e rispettoso dei diritti dei bambini, con principi e azioni da condividere con le istituzioni e con l’obiettivo di proteggere e responsabilizzare i più giovani online.

Come dichiarato dal presidente Caffo, i giovani sono consapevoli dei rischi delle piattaforme digitali e la loro presenza nella rete è molto ampia e diversificata, così come ampia e diversificata è la rete stessa. La necessità primaria è quella di educare al meglio i nostri ragazzi per formare gli adulti di domani: i giovani devono poter governare, senza difficoltà, gli strumenti digitali e comprenderli a fondo.

Sono otto i principi enunciati nel Manifesto: 1. Garantire un ambiente digitale sicuro e inclusivo; 2. Promuovere un approccio basato sui diritti dei bambini; 3. Responsabilizzare le piattaforme digitali e le aziende tecnologiche; 4. Rafforzare la prevenzione e la protezione dall’abuso online; 5. Educare e responsabilizzare i bambini e gli adulti; 6. Adottare e applicare normative efficaci; 7. Monitorare e valutare le politiche digitali per l’infanzia; 8. Adottare un approccio innovativo per la sicurezza online.

Il punto 3, in particolare, così viene declinato: richiedere alle aziende di adottare principi di safety-by-design e privacy-by-design nella progettazione di servizi digitali destinati ai minori. Contrastare pratiche digitali che favoriscono dipendenza, disinformazione e esposizione a contenuti pericolosi. Favorire la collaborazione tra il settore tecnologico e le organizzazioni per la creazione di ambienti online più sicuri. Introdurre misure specifiche per contrastare il fenomeno dei baby influencer, affinché i bambini non siano coinvolti in attività lavorative premature e non siano distratti dal gioco e dallo studio.

Ci sembra, questo, uno dei punti più complessi da realizzare, in quanto tocca un aspetto nevralgico del problema: gli interessi economici delle aziende. Tuttavia, è proprio lì che occorre insistere, oltre che in tutti gli altri ambiti enunciati.

Se ne rende conto per primo Ernesto Caffo: è certamente una sfida epocale – ha dichiarato il presidente di Telefono Azzurro – abbiamo tutta la responsabilità di garantire ai nostri figli un ambiente digitale sicuro, fornendo loro gli strumenti adeguati per sviluppare competenze critiche e consapevoli basate sul dialogo con la scuola e con la famiglia.

Gabriele Ferrante

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