Molti gli insegnanti che si suicidano, in Italia e nel resto d’Europa. L’ultimo studio fu pubblicato il 29 ottobre 2023 sulla rivista online LabParlamento (“Quotidiano di analisi e scenari politici”). La dissertazione — In Italia negli ultimi 10 anni 100 suicidi di docenti — è opera del Dottor Vittorio Lodolo D’Oria, il medico che più ha studiato patologie e malessere degli insegnanti italiani, divenendo lo specialista più autorevole sull’argomento.
Come denunciato fin dal titolo, nei dieci anni precedenti erano stati 100 i docenti suicidi: in media dieci all’anno (uno al mese, escludendo i due mesi di interruzione dell’attività didattica), con un picco nel 2017.
Il fenomeno è certo più frequente di quanto emerga dalle cronache: spesso i parenti dei suicidi preferiscono non divulgare le cause della morte.
L’Autore dello studio ha utilizzato gli articoli di cronaca italiani: questo perché — incredibile dictu — «non sono disponibili dati nazionali sui suicidi stratificati per professione». Sta di fatto che il fenomeno inquieta, come dimostrano varie interrogazioni parlamentari sul tema dal 2005 in poi: una delle quali presentata il 13 gennaio 2011 dall’attuale ministro dell’istruzione, Giuseppe Valditara. Egli — allora senatore, nonché Segretario della 7ª Commissione del Senato (Istruzione pubblica, beni culturali) — considerava all’epoca giustamente necessario «che venissero attivate ricerche epidemiologiche al fine di accertare urgentemente l’incidenza delle patologie psichiatriche, il consumo di psicofarmaci, il tasso suicidario della categoria come avviene in Francia». Urgenze che oggi, tuttavia, a Viale Trastevere non sembrano più prioritarie.
Vittorio Lodolo D’Oria nel dicembre 2022 fu invitato dal ministro Valditara suggerire — alla “Commissione Autorevolezza e rispetto” per la tutela dei docenti — interventi «per riconoscere, individuare, affrontare, curare e prevenire le malattie professionali dei docenti»: Lodolo D’Oria rispose sottolineando la necessità di formare i Dirigenti «circa le loro incombenze medico-legali con particolare riguardo all’accertamento medico d’ufficio, la stesura della relazione ex art.15 DPR 461/01 e il ricorso alla sospensione cautelare ex art.6 DPR 171/11».
Prevenire il disagio e migliorare il clima relazionale nelle scuole, in effetti, farebbe sentire i docenti meno soli nelle proprie battaglie quotidiane.
Il d.lgs. 81/2008 riconosce (art. 28) le peculiarità delle helping profession come l’insegnamento scolastico, e prevede prevenzione e monitoraggio dello Stress Lavoro Correlato. Attualmente però la valutazione di quest’ultimo consiste nella firma di un test concordato tra dirigenti scolastici e RLS: ma basta questo a far emergere le reali condizioni di stress dei docenti? Esse andrebbero valutate di caso in caso, da medici e psicologi sempre presenti a scuola e a disposizione di docenti e studenti. Pura utopia, nella Scuola italiana attuale, sempre meno considerata comunità educante, sempre più trattata e definanziata come azienda improduttiva, in competizione sul mercato per accaparrarsi studenti/clienti.
Francia e Regno Unito già nel 2005 e nel 2009 avevano raccolto prove che la categoria docente è la più soggetta al rischio suicidario. L’italiano medio non lo sa nemmeno, e continua a credere a leggende metropolitane inverosimili e invereconde, indegne di un Paese colto e civile, alimentate da media che colpevolmente continuano a diffondere offensive corbellerie indegne del giornalismo. Ne sono un esempio le seguenti parole, reperibili dal 31 ottobre 2023 sul sito web metropolitano.it in un articolo intitolato Insegnanti: 10 suicidi all’anno): «Gli insegnanti lavorano solo mezza giornata, sono a casa tutti i weekend e le feste comandate, hanno 3 mesi di ferie all’anno e possono andare in pensione prima di altri lavoratori. Non è un luogo comune, ma un dato di fatto»!
Bontà sua, chi firma l’articolo aggiunge: «Eppure, dietro a questo regime di favore, ci sono motivazioni concrete, visto che la letteratura scientifica ha ormai acclarato che si tratta di una professione usurante dal punto di vista psicofisico».
Ebbene, cosa spinge tanti docenti al suicidio? Problemi personali a parte, quali condizioni lavorative danneggiano l’equilibrio di un insegnante?
Il docente deve nutrire la crescita di giovanissimi allievi, affrontando i problemi del loro benessere fisico, psicologico, intellettuale, emotivo, spirituale, tramite l’insegnamento della propria disciplina. La serenità del docente è pertanto un tesoro prezioso, che va tutelato nell’interesse della collettività tutta. Concetto condiviso in tutti quei Paesi che pagano e tutelano gli insegnanti più del nostro: ovvero la quasi totalità dei Paesi OCSE. Il problema dunque è: i docenti italiani, sottopagati, calunniati, intimiditi, colpevolizzati ad arte, sono messi in condizione di lavorare sereni e felici?
Comunque sia, gli insegnanti italiani devono imparare a prender coscienza della propria rabbia, senza rivolgerla contro se stessi. Non loro devono considerarsi falliti: fallito è il Paese che li fa vivere e operare in condizioni economiche, sociali, culturali così vergognose e incivili.
Non sono i docenti a doversi suicidare: chi si sta velocemente suicidando è il nostro Paese, che fa del male a se stesso col trattarli come li tratta. Colpire e disprezzare chi cura la crescita dei giovani significa annullare il proprio futuro. Bisognerebbe che gli italiani tutti ne prendessero coscienza.
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