Il 10 dicembre del 1926 la scrittrice sarda, Grazia Deledda, vinceva il Premio Nobel per la letteratura. Era la prima donna italiana, e la quarta in assoluto, a cui veniva assegnato un tale prestigioso riconoscimento.
Anche Google, a 90 anni da quel giorno, la celebra con un’immagine nel doodle del 10 dicembre.
Nata a Nuoro nel 1871, le motivazioni del premio furono: “per la sua potenza di scrittrice – queste le motivazioni -, sostenuta da un alto ideale, che ritrae in forme plastiche la vita quale è nella sua appartata isola natale, e che con profondità e con calore tratta problemi di generale interesse umano”.
Tuttavia è forse poco noto che Deledda, oltre a scrivere e collaborare con molte riviste letterarie, pubblicò dei romanzi come appendice ai giornali, i feuilleton insomma, che all’epoca, non solo erano molto letti, ma anche ben pagati, tanto che lo stesso futuro duce, Benito Mussolini, ne scrisse uno per un giornale di Trento.
Ma scrisse pure opere teatrali che rendevano abbastanza, considerato, all’epoca, il continuo afflusso di testi stranieri e francesi in particolare.
“Canne al vento” è la sua opera più famosa, nata proprio dall’ambiente sardo, che lei amava e che mai scordò, nonostante la permanenza a Roma, e che divenne metafora delle sfide che i suoi personaggi hanno affrontato.
A Roma tuttavia fiorì la grande stagione letteraria: da Elias Portolu del 1903 a Canne al vento del 1913 e La madre del 1920, dalle novelle al teatro.
Dieci anni dopo il premio, nel 1936, la scrittrice morì a Roma a causa di un tumore al seno.
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