6mila docenti con otto studenti l’uno, nei Conservatori musicali

Quei 1.120 precari, il cui costo annuale si aggira sui 60 milioni, dice Rizzo, si aggiungono ai 4.900 docenti di ruolo negli 80 fra Conservatori pubblici e Istituti musicali pareggiati (quasi tutti comunali). Per un totale di circa 6 mila professori, oltre a 1.200 esperti «a contratto». Che in un Paese con le tradizioni musicali dell’Italia potrebbe non sembrare un numero sorprendente. Se però andiamo a vedere le cifre degli iscritti, la prospettiva cambia. Perché 6 mila docenti per circa 48 mila studenti significa che ce n’è uno ogni otto, in confronto alla media universitaria europea di uno a tredici e italiana di uno a venti.
Dall’anno 2000 ai Conservatori sarebbe riservato l’insegnamento di livello universitario, destinato cioè a chi ha completato la scuola media secondaria. Gli aspiranti musicisti più giovani dovrebbero invece frequentare appositi licei musicali statali. Ma la riforma, ammesso che fosse del tutto sensata, è andata avanti con il contagocce. Tanto a rilento che di licei musicali pubblici ne sono nati ben pochi. Una settantina in tutto, e con una distribuzione territoriale talvolta assai curiosa. A Milano, per esempio, ce n’è uno solo. Come a Roma: ed è uno dei quattro esistenti in tutto il Lazio. Mentre se ne trovano 16 in Campania. Dove c’è un liceo musicale perfino a Gesualdo, 3.557 anime nella Provincia di Avellino.
Fatto sta che ancora oggi tantissimi studenti minorenni continuano a frequentare i Conservatori, che non hanno mai abolito i cosiddetti corsi per liceali. Anzi, sono proprio costoro la maggioranza assoluta degli iscritti: su 47.900 ci sono soltanto 13.500 «universitari» e ben 34.400 studenti «medi». E questo nonostante le norme lo escludano esplicitamente, come ricorda anche un recente parere dell’Avvocatura dello Stato.
Si deduce che l’insegnamento musicale è nel più completo disordine. Se non addirittura nella illegalità.
Ma che forse fa comodo a qualcuno, come potrebbe far capire la piccola sanatoria approvata dal Parlamento qualche giorno fa. Perché è ovvio che se i Conservatori dovessero concentrare la propria attività sull’insegnamento di livello universitario i docenti diventerebbero un numero insostenibile: quasi uno ogni due iscritti. Con la conseguenza inevitabile di un gigantesco rimescolamento di carte con i licei, che nessuno auspica.

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