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Abolizione delle tasse scolastiche

Tasse scolastiche addio? Pare di sì. Nei decreti attuativi sulla delega della Buona scuola viene abolito il pagamento delle tasse di iscrizione e di frequenza anche al di fuori dell’età dell’obbligo. Salteranno anche i contributi dovuti all’esame di Stato e al ritiro del diploma di maturità.

Se il testo dell’atto del governo 381, scrive Il Messaggero, riguardante l’effettività del diritto allo studio, resta così com’è senza subire modifiche, non ci sarà più bisogno per nessuna famiglia di versare le tasse scolastiche o di chiedere le esenzioni per reddito.  

Nella relazione tecnica depositata alla Camera, si prevede infatti l’esonero dalle tasse per il quarto anno a partire dall’anno scolastico 2018-2019 e per il quinto anno a partire dal 2019-2020. Per lo Stato significa rinunciare a entrate per una cifra complessiva di 30 milioni di euro: per la precisione 29,7 milioni a regime dall’anno 2019, mentre per il 2018 il costo di questa misura sarà di 10,4 milioni.

 

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Dall’anno prossimo, riporta Il Messaggero, i ragazzi del quarto delle superiori saranno esonerati dal pagamento di 6,04 euro per la tassa di iscrizione e 15,13 euro per la tassa di frequenza. Per un totale di 21,17 euro a testa, esteso a oltre 490mila ragazzi. Poi, dal 2019, anche gli iscritti al quinto anno potranno beneficiare della riforma risparmiando la tassa di frequenza da 15,13 euro, altri 12,09 euro per la tassa di esame e 16,13 euro per la tassa di diploma. Per un totale di 43,35 euro a testa per 454mila ragazzi. 

Resterà invece il contributo volontario che viene percepito come una vera e propria tassa che va a coprire le spese più disparate: dalla pittura delle pareti all’acquisto della cancelleria per le attività dei ragazzi e delle segreterie. Dai 30-40 euro chiesti alle elementari si arriva anche a superare i cento euro alle scuole superiori.

Pasquale Almirante

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