“Confezionato da tutti i sindacati e da tutti partiti, questo percorso, passato indenne per le mani di più ministri, regalerà l’abilitazione a 75.000 persone, che piomberanno sulle graduatorie, sbaragliando i giovani”. L’unico merito di queste persone, dice sempre l’Adi, è quello dell’anzianità. “Non abbiamo più parole”, dice l’associazione dei docenti, per cui le diamo al RICORSO al TAR del Lazio, presso il quale si rivolgerà con i corsisti del TFA ordinario.
“Ora vogliamo sperare che il Tribunale riconosca la profonda ingiustizia di questo percorso, un vulnus che compromette definitivamente ogni possibilità di cambiamento nella nostra scuola.”
Ma, ci chiediamo noi, dipende solo da questo il cambiamento nella nostra scuola? E ancora: con quale coraggio piratesco si chiamano tante persone per anni e anni a ricoprire posti delicati, come quello di docente, per poi mandarli a casa, senza neanche ringraziare? Chi e con quale mandato morale, politico, culturale, etico può giocare col futuro e la dignità delle persone?
Non giudichiamo la presa di posizione dell’Adi, ma diciamo solo che il cambiamento della nostra scuola non passa certamente attraverso i Tfa speciali o normali, dai Pas o dalle ssis, visto pure come tutto il concorso è stato organizzato e condotto.
Per il cambiamento della nostra scuola occorre ben altro.
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