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Cavo di acciaio teso per strada a Milano, il 24enne cercava “approvazione”. Crepet: non è una ragazzata, è un’emergenza

“Stavo facendo il pagliaccio per assecondare i miei amici. Quando stendevo il cavo mi sentivo partecipe del gruppo ed avevo bisogno di approvazione”. È quello che Alex Baiocco, 24 anni, tre ricoveri per disturbi psichiatrici, ha detto dopo aver teso un cavo di acciaio in una strada di Milano, come riporta Il Corriere della Sera.

Ecco, sempre allo stesso quotidiano, il commento dello psichiatra Paolo Crepet: “Oltre alla noia questi ragazzi non hanno idea della morte. A parte la parentesi della pandemia è una generazione per la quale la morte non esiste. C’è poi una maledetta seduzione nel cercare emozioni che nella vita non hanno. Non gliela danno più l’amore, il sesso o il lavoro”.

“Distacco dalla realtà”

“Molti giovani sono dentro ad un vortice che da un lato porta alla voglia di anestesia e dall’altro alla ricerca di qualcosa che rompa questa anestesia. Quindi vedere cosa succede se vado in monopattino al buio in galleria o stendo un cavo in strada. C’è un distacco totale dalla realtà”, ha aggiunto.

Si tratta di un vero e proprio grido d’allarme: “Il problema è l’indifferenza rispetto a tutto. Non credi al tuo futuro, non c’è nulla che ti fa gioire o ti appassiona. Assumi poi droga o farmaci che peggiorano la percezione della realtà e fai delle cretinate criminali. Oggi si comincia a fare una di vita da adulto quasi in età pediatrica, come andare in discoteca a 13 anni e rientrare all’alba. E poi, visto che è stato tutto anticipato, non c’è più una salita ma una sorta di plateau dove ci si ferma. Per cui a una precoce “adultizzazione” segue un altrettanto precoce immaturità. Sembra quasi un film dell’orrore”.

“Scuola e genitori non esistono”

Cosa si potrebbe fare? “Servirebbe una visione più severa, senza fare spallucce o cercare giustificazioni. A cominciare dall’uso delle droghe leggere. La vita dei giovani andrebbe riempita da presenze che rimandano a cose enormi come modificare la scuola e il ruolo dei genitori, che spesso non esistono”, questa la risposta di Crepet.

Quest’ultimo qualche mese fa ha parlato di “scuola fallita”. Di fronte all‘alto numero di ragazzi con problemi psicologici Crepet, che mette in evidenza gli sbagli che a suo avviso commettono i genitori in primis, si mostra molto scettico: “Considero questi numeri in percentuale dei ‘falsi positivi’, al primo momento di stanchezza il ragazzo cerca lo psicologo che gli certifichi di essere molto stressato. Il problema degli adolescenti e dei bambini oggi è che hanno dei genitori più giovani, più adolescenti, più paturniati dei propri figli. E per questo motivo siamo di fronte a un vero e proprio ‘marketing della depressione’ che si sviluppa a forza di compatirci”.

“È necessario considerare una categoria molto vasta, i ragazzi e le ragazze che non hanno voglia di studiare. L’ipotesi che io mi farei da genitore è chiedermi perché mio figlio non studia, prima di decretarne il fallimento psicologico. Io stesso ho ceduto tante volte durante la scuola, ho preso tantissime insufficienze e per fortuna non c’erano gli psicologi. Avevo solo dei genitori che invece che compatirmi mi hanno spronato. Smettiamola di tutelarli nei modi peggiori e di pensare che andare a scuola sia un modo per parcheggiare i figli in un diplomificio”, ha continuato, tirando in ballo la scuola.

“A valle di tutto questo c’è un dato terrificante di cui nessuno si preoccupa, una percentuale altissima, il 99% dei ragazzi che oggi si trovano inseriti in un percorso studi, viene promosso. Basta che si respira si viene promossi. La scuola è fallita. Avete mai visto genitori o ragazzi in sciopero generale contro questo dato evidentemente catastrofico? No perché va bene che quel diploma non conti nulla, perché va bene che metta sullo stesso piano tutti, chi si è sforzato di fare, con chi non ha fatto nulla. Non credo che in questi anni le difficoltà siano aumentate da parte dei professori”.

Redazione

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