Ma in tutto il Lazio, continua Affaritaliani, “gli edifici in cui si evidenzia la presenza del minerale raggiunge una percentuale del 15%.
L’Inail e l’Istituto Superiore di Sanità hanno contattato oltre 5mila istituti scolastici nella regione, e benché siano arrivate solo mille risposte, le percentuali indicano la presenza del minerale cancerogeno che già raggiunge il 15%. Nella sola Capitale, su circa 5.060 schede tornate alla ASL vengono evidenziati ben 1.300 siti con materiale contenente amianto.
Fondamentale anche l’apporto dell’Osservatorio Nazionale Amianto che ha portato alla luce molti casi drammatici ottenendo anche dei sequestri e conseguenti attività di bonifica. Ma per salvaguardare la popolazione dal rischio amianto è necessaria una legge regionale che tuteli la sanità pubblica, la sicurezza dell’ambiente e dei luoghi di lavoro e promuova la salvaguardia dell’ambiente attraverso la bonifica di edifici, siti ed impianti nei quali ne sia riscontrata la presenza. Ma non basta occorre istituire un registro regionale di coloro che sono stati esposti all’amianto, promuovere progetti di informazione ed educazione e sostenere le persone affette da malattie correlabili all’amianto e le loro famiglie.
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