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Alternanza Scuola Lavoro all’italiana: una cavolata!

Un altro punto da abolire tout court della Buona Scuola (l’altro punto da abolire è la chiamata diretta, come ho spiegato in un precedente commento), è l’alternanza scuola-lavoro. Ho letto con attenzione la difesa d’ufficio che ne ha fatto Simona Malpezzi sul giornale online “Democratica”.

Intanto non c’entra niente l’alternanza con il problema della dispersione scolastica. Poi non è vero che tale alternanza ricalca il sistema tedesco che prevede un sistema duale. I licei preparano al percorso universitario; i tecnici e i professionali dovrebbero portare a un percorso professionale subito dopo il diploma.

E’ qui che andrebbero concentrate le risorse, le disponibilità, le relazioni con le imprese e l’artigianato. E’ qui che la scuola italiana è manchevole. E’ qui il vulnus, il punto debole!

Che mi significa che al liceo classico vado a fare esperienza nei call center? Non parliamo per favore di orientamento. Alle medie, anello debole del nostro sistema scolastico, se si vuole davvero introdurre il sistema tedesco, vanno selezionati gli alunni che dovranno fare un percorso professionalizzante e quelli che vanno al liceo. Se innalzo l’obbligo d’istruzione a 16 anni o addirittura come pare si voglia fare a 18 anni, è chiaro che hai la dispersione scolastica degli alunni che non amano studiare nel senso tradizionale del termine (lo studio teorico). Diverso è se gli dai l’opportunità di continuare gli studi per imparare un lavoro e gli offri un percorso più pratico. La teoria non è mai separata dalla pratica, ma non siamo tutti uguali: c’è chi è portato più per gli studi che una volta si sarebbero detti contemplativi  e chi è incline al fare, all’operare. Gardner ce l’ha insegnato: le intelligenze sono differenti. Questo non significa che la pratica è meno dignitosa della teoria,anzi.

L’alternanza scuola-lavoro all’italiana non ha senso: è una perdita di tempo, è uno sfruttamento come hanno denunciato gli studenti, è una cavolata. Aboliamola, per favore!

 

di Eugenio Tipaldi

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