In Italia sarebbero 169mila ragazzi tra i 15 e i 24 anni, pari cioè al 2,8% della popolazione di questa fascia d’età, che si prendono regolarmente cura di adulti o anziani fragili.
Oltre ai bulli e ai neghittosi, ai perdigiorno e ai teppistelli ci sono questi ragazzi che si prendono cura dei loro fratelli o nipoti con disabilità fisiche o mentali o con malattie terminali o croniche o da dipendenze.
Secondo uno studio britannico ce ne sarebbe almeno uno per classe e l’unica indagine esistente in Italia, realizzata pochi mesi fa in un istituto professionale di Carpi, ha rilevato che ben il 21,9% degli studenti presta cure a un familiare adulto con un livello di intensità “molto alto”.
Sono i giovani caregivers, una fetta ancora più invisibile di quei 3 milioni e 300mila italiani che assistono regolarmente familiari adulti bisognosi di cure
Ragazzi che esistono anche se si guardano bene dal raccontare la loro quotidianità, per riservatezza, imbarazzo, vergogna ma anche perché la letteratura internazionale racconta che spesso loro sono più di altri vittime del bullismo.
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Il numero di questi ragazzi fra l’altro sembra sottostimato, perché esistono anche bambini più piccoli che nel silenzio delle loro case portano quotidianamente il peso di una responsabilità da adulti, più tutti quelli che assistono fratelli con disabilità.
Si tratta spesso di nuclei monogenitoriali, quindi non ci sono alternative, il ragazzo deve prendersi cura di un genitore con una malattia cronica o psichiatrica, oppure famiglie dove c’è un componente disabile – magari il fratello – e in cui i genitori non riescono a coprire completamente il fabbisogno assistenziale.
Spesso accade che per motivi economici non ci si può permettere un aiuto a pagamento, così è l’altro figlio che supporta i genitori.
Se la famiglia è di origine straniera, aggiunge Il Velino.it che riporta la notizia, le difficoltà dei caregiver si accentuano ulteriormente.
Studi e numeri in Italia non esistono, se non quel 169mila indicato dall’Istat.
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