Sono le tre regole di azione per fermare la pandemia, secondo Andrea Crisanti, direttore del Laboratorio di microbiologia e virologia dell’Azienda ospedaliera di Padova e docente di microbiologia dell’ateneo cittadino, intervenuto anche ad Agorà su Rai3, dove commenta il lavoro del Comitato Tecnico Scientifico: “Penso che vada nella direzione giusta,” afferma il virologo. Però “è improponibile un lockdown che poi si ripropone con altri lockdown. Ci vuole un piano chiaro e preciso che sia l’ultimo, e perché sia l’ultimo non basta il lockdown e non bastano i vaccini”.
“L’agenda quest’anno l’ha dettata il virus – ha osservato l’esperto – ma ora abbiamo anche l’arma formidabile del vaccino. La novità è la variante inglese che ha una capacità di trasmissione estremamente elevata e poi c’è la minaccia di varianti potenzialmente resistenti al vaccino”, contro le quali “ci deve essere tolleranza zero.”
Insomma, in presenza di varianti bisogna chiudere tutto, avverte Andrea Crisanti, o il rischio è di “dover resettare l’orologio un anno indietro”.
Crisanti ha ribadito l’importanza di creare un cordone sanitario attorno alla campagna vaccinale per evitare di comprometterla: “non si vaccina mentre c’è un’elevata trasmissione virale, perché favoriamo l’emergenza di varianti resistenti“. Quindi nuove restrizioni appaiono inevitabili, ma non si può solo chiudere: “Serve un piano nazionale finanziato per il monitoraggio delle varianti”, ha precisato il virologo, e “serve potenziare il sistema di sorveglianza con tamponi”.
E sull’ipotesi di 60 milioni di somministrazioni entro fine giugno, Crisanti invita al realismo: “Come ha detto Draghi, bisogna promettere quello che si può fare” quindi “penso che non si debbano dare aspettative alle persone”, del tipo “in 3 mesi vacciniamo 50-60 milioni” di cittadini.
La misura su ciò che è possibile fare la dà l’Inghilterra, secondo il virologo: “L’Inghilterra ha immunizzato 20 milioni di persone in 3 mesi e mezzo” e per farlo “ha usato tutto quello che poteva usare: medici di base, pediatri, esercito.”
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