Da qualche giorno non si parla più di come chiudere scolastico ma di come avviare il prossimo.
Le ipotesi sono diverse anche se quasi tutti, ormai, sono convinti che l’avvio dovrà essere graduale e molto ben studiato magari con soluzioni diverse a seconda delle diverse aree geografiche e dell’età degli alunni.
Un avvio ritardato appare ormai scontato se non altro per consentire le assunzioni del personale.
E c’è chi pensa di avviare le lezioni il 15 ottobre e di dedicare il mese e mezzo precedente al recupero degli alunni con lacune.
Ma il problema più difficile da risolvere è quello del cosiddetto distanziamento degli alunni che appare impossibile da ottenere in scuole e aule con spazi non propriamente ampi.
Tanto che si parla di doppi turni e di giornate scolastiche di sole 3-4 ore, scelta che però comporterebbe problemi sociali di non poco conto soprattutto per le famiglie degli alunni più piccoli.
Nei giorni scorsi, in una intervista rilasciata alla nostra testata Raffaele Iosa, pedagogista ed ex ispettore tecnico, ha parlato della necessità di un patto educativo fra la scuola e il territorio.
E poi c’è il tema della didattica a distanza per il quale in tanti pensano ad un sistema misto, soprattutto per gli alunni della secondaria di secondo grado.
Infine i sindacati, per parte loro, chiedono un approccio sistemico con investimenti importanti e con regole contrattuali che garantiscano i diritti del personale della scuola.
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