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Apprendimento al tempo del COVID: DAD, DDI o mero collegamento

La DDI (didattica digitale integrata), evoluzione del concetto precedentemente denominato DAD (didattica a distanza), implica una rimodulazione del paradigma di apprendimento.

La distanza che si crea tra discente e docente, non è un vuoto che si può colmare solamente ponendo, in mezzo ai soggetti in gioco, qui parliamo del gioco dell’apprendimento, un microfono ed una telecamera.

La distanza in questo caso, pone i discenti in un isolamento d’apprendimento domestico forzato, ed il docente ad una distanza varia, tra i discenti: distanza non solo spaziale, ma soprattutto comunicativa, emotiva, cognitiva.

Le motivazioni, partendo dal concetto di bisogno ed evolvendosi in aspettativa, che sono alla base dell’apprendimento, assumono contorni differenti,  se l’ambiente in cui si apprende, viene traslato dal contesto classe, al contesto casa-isolamento. Lo stesso principio di attenzione subisce un importante trasfigurazione, se si considera il contesto in presenza e quello di “presenza on line” di fronte ad un monitor.

Queste considerazioni pongono la necessità di rivedere tutto l’apparato che permette ai docenti di trasmettere le conoscenze. La DDI dunque presuppone un lavoro di progettazione dei docenti del CdC: le varie discipline vanno riprogrammate, non soltanto rendendo il programma disciplinare più snello, ma rivedendo la programmazione alla luce del nuovo ambiente di apprendimento, quindi anche potenziando alcuni argomenti, togliendone o aggiungendone altri.

Sorge anche l’esigenza di “accorpare” più materie per creare un unico modulo e rivedere l’orario, non solo l’orario settimanale, ma orario inteso come dimensione temporale, dimensione che gioca un ruolo determinante nell’apprendimento.

Ad esempio dare una cadenza oraria bimestrale, dove è possibile creare 3/4 moduli, evidenziandone uno come modulo principale;  mentre nel successivo bimestre  scegliere un altro modulo come modulo di riferimento. In questo modo al  discente viene più semplice focalizzare l’attenzione sul lavoro da svolgere. Chiaramente va rivisto anche l’aspetto didattico in senso stretto: vanno utilizzati gli strumenti informatici, largo spazio va lasciato alla multimedialità, ampio utilizzo alle applicazioni didattiche.

In questa situazione la didattica sincrona, a mio avviso, va usata con molta parsimonia: pretendere un attenzione prolungata dello studente di fronte ad un monitor mi sembra irrealistico.

La nota ministeriale n. 1934 del 26 ottobre 2020 firmata Bruschi, oltre a suscitare perplessità dal punto di vista contrattuale, e non poche, lascia sgomentati da un punto di vista didattico. In pratica il docente deve seguire la sua scansione oraria in modalità sincrona, collegato con un device e possibilmente da scuola. La DDI, di cui si è tanto parlato in questi mesi, si riduce in un trasportare la lezione in presenza a lezione “frontale on line”.

La considerazione, che si desume da predetta nota ministeriale, che il Ministero dell’Istruzione dimostra, non tanto verso  i docenti, ma verso i giovani, risulta essere assolutamente superficiale, se non assente.

Sebastiano Calvano

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