Apprendisti a 15 anni: commissione Lavoro approva. Ed è subito bufera

Entro breve i giovani 15enni che troveranno lavoro come apprendisti potrebbero non essere più equiparati ai coetanei che abbandonano la scuola con un anno di anticipo: l’inattesa novità è stata approvata il 20 gennaio dalla Commissione Lavoro della Camera attraverso un emendamento al ddl sul settore presentato da Giuliano Cazzola, vice presidente della Commissione e responsabile Lavoro del Pdl. Nell’integrazione legislativa si legge che “l’obbligo di istruzione si assolve anche nei percorsi di apprendistato per l’espletamento del diritto dovere di istruzione e formazione“.
Uno dei passi più importanti dell’emendamento, che introduce a tutti gli effetti l’apprendistato come alternativa all’ultimo anno di obbligo scolastico, è che non riguarderà solo gli studenti iscritti ai corsi professionali (dove già attualmente le esperienze di lavoro, sottoforma di stage o tirocinio, fanno parte integrante dei programmi), ma tutti gli ordini scolastici. Quindi anche gli istituti tecnici, ma soprattutto i licei.  
La novità, in pratica, se approvata anche dall’aula parlamentare consentirà a tutti gli studenti 15enni che dovessero trovare un posto come apprendisti di abbandonare la scuola e far valere quell’anno come se fossero stati seduti in una classe scolastica.
Soddisfatto della novità è, ovviamente, Giuliano Cazzola, per il quale la “norma consente di contrastare l’evasione dell’obbligo scolastico che è molto diffusa nell’ultimo anno“. L’emendamento ha ricevuto anche l’assenso del ministro Gelmini: “sono favorevole ad ogni iniziativa che permetta un rapido inserimento dei giovani nel mondo del lavoro – ha dichiarato il responsabile del Miur – Secondo una condivisa linea governativa, il ministero dell’Istruzione è favorevole ad ogni iniziativa, anche legislativa, che favorisca la transizione tra scuola e lavoro , consentendo così ai giovani di disporre delle competenze necessarie per trovare un’occupazione”.
Gelmini con l’occasione ha anche annunciato che l’insediamento del Comitato per l’alternanza scuola-lavoro, a cinque anni dal decreto legislativo che l’aveva istituito: dovrà definire i criteri generali per l’organizzazione e la fruizione di percorsi formativi in ambito scolastico e lavorativo. “L’assolvimento dell’obbligo di istruzione attraverso un vero contratto di lavoro, retribuito secondo i contratti collettivi di lavoro, rappresenta – ha concluso Gelmini – una possibilità ulteriore di contrasto al fenomeno della dispersione scolastica“.
Di diverso avviso l’opposizione. Secondo Cesare Damiano, capogruppo Pd in commissione Lavoro, va considerata “negativa la possibilità di assolvere l’ultimo anno della scuola dell’obbligo con l’apprendistato”. A spiegarne le ragioni è
Giuseppe Fioroni, oggi responsabile area Welfare del Pd, ma per un anno e mezzo ministro dell’Istruzione. Proprio durante il suo mandato a capo del dicastero di viale Trastevere, Fioroni aveva esteso l’obbligo di istruzione a 16 anni. Reputando precoce quindi l’avvio nel mondo del lavoro a 15 anni.
Praticamente scontato che per l’ex ministro “la maggioranza e il ministro Sacconi” abbiano deciso “di fare carta straccia dell’obbligo scolastico“. Fioroni non ne fa una questione personale, ma riconduce le sue critiche all’orientamento della maggior parte dei Paesi dell’area Ocse: dove l’obbligo scolastico si è progressivamente avvicinato alla maggiore età
E’ inaccettabile – commenta Fioroni – che invece di intensificare gli sforzi per collegare la fase educativa alla formazione e mettere in grado i ragazzi italiani di poter competere ad armi pari con i loro colleghi nel resto del mondo, qui si decida di fare un salto all’indietro così macroscopico“. L’ex ministro fa intuire che l’emendamento approvato, oltre che allontanare precocemente i ragazzi dal mondo formativo, potrebbe entrare in contraddizione con la normativa in vigore che tutela il diritto allo studio: “Ricordo a questa lungimirante maggioranza – ha sottolineato polemicamente Fioroni – che, fino a prova contraria, le leggi vigenti prevedono l’obbligo di andare a scuola fino a 16 anni e il buon senso dovrebbe suggerire, proprio nei momenti di crisi economiche violente come quella che ancora attraversiamo, di intensificare la preparazione anche come misura di contenimento degli effetti sociali della crisi, non di giocare al ribasso“.
Ad indicare le possibili incompatibilità con la normativa vigente il segretario confederale della Cisl, Giorgio Santini, per il quale l’emendamento sull’apprendistato è stato approvato “in modo frettoloso e senza nessuna consultazione delle parti sociali“. Ma soprattutto senza aver “attentamente valutato il rischio di un conflitto tra norme, stante la vigente Legge 296/06 che fissa l’obbligo di istruzione a 16 anni“. Lo stesso Santini auspica, quindi, che il testo “possa essere corretto prima dell’approvazione in Aula del ddl lavoro prevista per la prossima settimana“. In caso contrario, ritiene il segretario della Flc-Cgil, Domenico Pantaleo, significherebbe l’addio del completamento dei percorsi di istruzione attraverso corsi effettivamente formativi, per fare spazio ad un “apprendistato che nella maggior parte dei casi si traduce in un lavoro vero e proprio dove di apprendimento c’è ben poco“.
Alessandro Giuliani

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