Estero

Arrivano le mascherine high tech in grado perfino di uccidere il virus

La scienza? È dietro l’angolo e spesso ci sorprende.  A riportare una notizia quantomeno singolare è il Wall Street Journal che in un lungo articolo annuncia: “La mascherina evolve in chiave high tech”. 

Si tratterebbe di  un nuovo marchingegno nella mascherina, che, quando si viaggia in aereo, in treno o si sta in un luogo affollato, basterà indossarlo  e sterilizzerà l’aria prima di inspirarla. 

Un prototipo particolarmente interessante – si legge sul Messaggero– è quello che resiste maggiormente alle sterilizzazioni con alcool e altri sistemi, quindi ha la possibilità di riutilizzare la mascherina senza il rischio che perda il suo livello protettivo. 

Ma ci sarebbe pure la  mascherina trasparente in gomma siliconica dotate di filtri N95 usa e getta e poi sarebbe dotata di sensori che forniscono indicazioni su vestibilità e funzionalità: un rivestimento sensibile al calore posizionato sul perimetro della maschera segnala un adattamento alla pelle cambiando colore dal nero al rosa. 

E poi, ma è in fase di studio, un altro tipo di mascherina killer, che incorpora una rete di rame riscaldata a circa 160 gradi che intrappola e uccide il virus. Mentre l’isolamento in neoprene e un dispositivo di raffreddamento termoelettrico assicureranno che l’aria inalata sia confortevole da respirare. 

“Questa nuova, che uccide anche batteri e muffe, può essere utilizzata con una batteria da 9 volt. Il team che ci sta lavorando negli Stati Uniti deve ancora costruire e testare prototipi funzionanti e la loro ricerca attuale è stata accettata per la pubblicazione anche se l’unica controindicazione potrebbe essere il peso: poco meno di mezzo chilo rispetto ai pochi grammi di quelle utilizzate oggi”. 

Conclude la carrellata delle mascherine hi tech quella diagnostica, in grado di analizzare le particelle emesse da chi le indossa. 

Il progetto è dei ricercatori dell’Università di Harvard che  hanno scoperto come integrare un test Covid-19 diagnostico liofilizzato in una mascherina. Il test reagisce con le particelle espirate e fornisce una diagnosi in 90 minuti circa. 

Come funziona: “Dopo che la mascherina è stata indossata per almeno 30 minuti, una persona perfora il blister per rilasciare l’acqua necessaria per reidratarsi e dare il via alle reazioni chimiche. Il risultato del test è indicato da una o due linee, simile a un test di gravidanza”.

“Questo test -viene spiegato dai ricercatori- è contenuto in un adesivo che può essere applicato a ogni maschera e identifica la presenza di una proteasi prodotta nel corpo durante un’infezione da Covid-19”.

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Pasquale Almirante

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