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Assunzioni: il Mef frena e iniziano le proteste

Quando il ministro Carrozza e il premier Letta parlarono del piano di assunzioni previsto dall’articolo 9 del decreto legge 104 (“La scuola riparte”) era assolutamente chiaro che si trattava dell’ennesimo annuncio che, per tradursi in pratica, avrebbe avuto bisogno di diversi passaggi istituzionali non del tutto scontati.
Bastava leggere (e neppure con eccessiva attenzione) quanto scritto nei primi tre commi del provvedimento per capirlo.
La nostra testata aveva segnalato fin da subito il rischio che si alimentassero troppe aspettative.
Adesso i nodi stanno arrivando al pettine perché sembra che il Mef stia già creando qualche difficoltà per le prime assunzioni che il Miur vorrebbe fare (qualche migliaio di posti di sostegno).
E già si sprecano le prese di posizione e le proteste.
Ma, se si legge il testo del decreto 104, ci si potrà rendere facilmente conto che tutto stava già scritto lì.
Intanto il comma 1 chiarisce che il piano triennale di assunzioni può essere realizzato ad alcune precise condizioni:
1) ci deve essere una specifica sessione negoziale che assicuri l’invarianza finanziaria
2) il piano deve essere varato da un apposito decreto interministeriale
3) il piano deve realizzarsi nel rispetto degli obiettivi programmati dei saldi di finanza pubblica e nell’ambito delle risorse rese disponibili per effetto della sessione negoziale di cui si è detto
Il comma 2 stabilisce che a partire dall’anno in corso i posti di sostegno effettivamente funzionanti dovranno via via essere convertiti in organico di diritto in modo da arrivare alla perfetta coincidenza fra organico di diritto e organico di fatto nell’arco di 3 anni.
Il comma 3 prevede anche un piano di assunzioni già per il 2013/14 per la copertura dei posti vacanti e disponibili sull’organico di sostegno così come ricalcolato ai sensi del comma 2.
Ma sempre, aggiunge il testo di legge, ferma restando la procedura autorizzatoria prevista dalle norme in vigore e cioè sempre che il Ministero dell’economia dia il via libera. Insomma protestare adesso per gli intoppi che si stanno presentando è quanto meno curioso. La legge era fin troppo chiara.
Che poi Carrozza e Letta non avessero sottolineato vincoli e procedure è un altro discorso.

Reginaldo Palermo

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