Assurdità negli istituti serali

 

Quando si tratta di scuola, i nostri politici riescono sempre a stupirci, con provvedimenti che hanno dell’ inverosimile. E noi operatori dell’istruzione, che dobbiamo accettare passivamente le loro “bislacche” iniziative, talvolta non sappiamo proprio se ridere o piangere. Personalmente, mi ha lasciato senza parole l’ultima novità riguardante i corsi serali per adulti: l’introduzione dell’ora di religione.

Nella nota prot. n. 1137 del 22 aprile 2014, il Dipartimento per l’Istruzione del Miur ha esplicitato, mediante tabelle, i quadri orari delle materie di insegnamento previste nei Cpia, i Centri provinciali per l’istruzione degli adulti, che a partire da quest’anno hanno preso il posto delle scuole serali. Dando una scorsa alle pagine che illustrano la ripartizione oraria del monte ore annuo nei diversi assi culturali, a un certo punto, si legge: “Sono comprese 33 ore da destinare all’insegnamento della religione cattolica per gli studenti che intendono avvalersene o ad attività ed insegnamenti di approfondimento la cui assegnazione agli assi è rimessa all’ autonoma programmazione collegiale del Centro”. Poiché un anno scolastico è formato da 33 settimane, si farà un’ora di religione a settimana.

Ora, una domanda sorge però spontanea. In un momento difficile come quello attuale, in cui si riducono drasticamente gli organici, si sottraggono ore alle discipline tecniche e laboratoriali, si chiudono uno dopo l’altro corsi serali, con conseguente perdita di posti di lavoro e violazione del diritto all’apprendimento dei lavoratori, possibile che l’ unica preoccupazione dei politici sia di introdurre nei corsi serali per adulti un’ora di religione la cui frequenza, tra l’altro, è facoltativa anche per i ragazzi delle scuole diurne?

Con tutto il dovuto rispetto per la disciplina e per chi la insegna, io personalmente non riesco a comprendere la ”ratio” di una simile disposizione e non posso fare a meno di chiedermi “cui prodest?”. Non certamente agli studenti, giacché è risaputo che gli adulti che si iscrivono ai corsi serali lo fanno per migliorare le proprie competenze professionali e avere più chances nel mondo del lavoro. Se veramente si vuole ragionare in funzione della qualità didattica, forse sarebbe più opportuno restituire ai piani di studio degli indirizzi tecnici le ore sottratte alle discipline pratiche e professionalizzanti. A maggior ragione nelle scuole serali.

Perché un adulto che decide di sacrificare tempo al lavoro e alla famiglia per poter seguire delle lezioni serali, forse sarebbe più motivato dall’opportunità di fare molta pratica in officina o in laboratorio, piuttosto che dalla prospettiva di dover scegliere in quale attività occupare il tempo, in alternativa all’ora facoltativa di religione!

 

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