Unico segno negativo sul fronte rifiuti. Troppo usa e getta per piatti, coltelli e forchette. Ogni alunno produce giornalmente 50 grammi di rifiuti. Ma la scuola sta diventando il contesto più idoneo dove attivare azioni concrete per la sostenibilità, a partire dal cibo: il 38% delle amministrazioni attiva procedure di rilevazione degli avanzi e il 74% delle amministrazioni richiede alla ditta appaltatrice di effettuare la raccolta differenziata dei rifiuti. E poi il fiore all’occhiello: i men scolastici, che propongono prodotti biologici (nell’81%dei casi), a denominazione di origine protetta (67%), tipici del territorio (40%), equo-solidali (33%).
Senza dimenticare il risparmio idrico e l’impatto delle bottiglie usa e getta: il 69% delle mense scolastiche usa l’acqua del rubinetto. L’indagine Ipopy sul menù delle scuole, che ha coinvolto 185 mense, ha rilevato che solo il 24% dei prodotti deriva da agricoltura convenzionale, mentre ben il 40% è ‘bio’. La frequenza di distribuzione di prodotti sostenibili è però molto differente tra le diverse aree del paese: prodotti biologici: il ‘peso’ sul menù è in media pari al 40% degli alimenti distribuiti, ma al Sud tale quota cala drasticamente (5%). Una mensa scolastica per definirsi ‘bio’ deve utilizzare almeno il 70% degli ingredienti provenienti da agricoltura biologica. Oggi in Italia sono 1.196 le mense scolastiche bio (+51% dal 2008) e sono ancora una volta localizzate soprattutto nelle regioni settentrionali del paese (70% delle mense).
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