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Bari, iPad obbligatori a scuola, alternativa cambiare istituto. L’ira dei genitori

IPad di ultima generazione obbligatori, pena l’invito a cambiare scuola. La vicenda che pone in evidenza ‘La Repubblica’ arriva da un istituto comprensivo di Modugno, in provincia di Bari.

Succede che la scuola stipuli una convenzione con un rivenditore Apple che ha stilato le tariffe dei dispositivi da un minimo di 470 a un massimo di 730 euro, da destinare esclusivamente a uso didattico. Dal prossimo anno infatti tutte le classi terze della primaria e le prime della secondaria di primo grado saranno digitali e dunque i genitori dovranno farsi carico dell’acquisto dei dispositivi che serviranno ai propri figli.

La polemica si è scatenata per la circolare della preside che invita chi non intende acquistare gli iPad a “proseguire il percorso di studi presso altra istituzione scolastica”.

Dal canto suo la preside si è difesa, per prima cosa sgombrando il campo da possibili speculazioni chiarendo che la ditta specializzata in assistenza informatica ha fatto una normale gara sul mercato elettronico. Ditta che peraltro servirà assistenza alla scuola e anche la formazione dei docenti, non avendo l’istituto una presenza fissa come l’assistente tecnico.

Ma la preside ha anche sottolineato che la scuola lavora con gli iPad dall’anno 2015/2016, cioè da quando vige il Piano Nazionale per la scuola digitale e nell’istanza d’iscrizione è specificato che la scuola adotta l’Azione 6 del Piano.

Sul piano economico la preside ha affermato che la scuola avrebbe comprato i dispositivi a tutti gli alunni ma non dispone ovviamente di queste cifre. Verranno comunque dati alcuni iPad in comodato d’uso a famiglie straniere o meno abbienti. E lancia una frecciatina a quelle famiglie i cui figli si presentano a scuola con cellulari di ultima generazione ma poi fanno resistenza sull’acquisto dell’iPad.

Alternative agli iPad? Impossibile, la didattica digitale non funziona con sistemi diversi. E allora chi non potrà permetterselo, sarà costretto a un’unica via, cambiare scuola.

Redazione

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