Sul fronte della formazione obbligatoria del personale scolastico, il decreto legge 36 non sembra così impositivo così come era stato presentato nella versione iniziale approvata fine aprile. Il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, però, insiste su questo bisogno: “In Italia, in 4-5 anni, dobbiamo riaddestrare 650mila insegnanti per andare incontro ad un insegnamento adeguato al futuro digitale e all’inteconnessione globale che si è ormai prospettato”, ha detto il ministro a Venezia sabato 25 giugno, come riportato dall’agenzia Ansa.
Tutti i docenti italiani di ruolo, quindi, saranno in qualche modo coinvolti nel processo di aggiornamento professionale sulle competenze e conoscenze informatiche utili allo svolgimento della didattica e risultate preziosissime nel corso delle lezioni svolte durante la pandemia da Covid degli ultimi due anni.
Tutti coloro che insegnano su discipline, nei vari gradi scolastici – dai maestri d’infanzia a quelli di scuola primaria, passando per i professori della secondaria di primo e secondo grado – dovranno adeguarsi.
Da quanto trapela dalle parole di ministro dell’Istruzione, la formazione sulle competenze e conoscenze digitali interattive non risparmierà nessun insegnante italiano: riguarderà anche i docenti di sostegno.
Partecipando al convegno Ethics and Artificial Intelligence Confirmation, promosso dall’Aspen, Bianchi ha detto che per la formazione degli insegnanti italiani “abbiamo investito 800 milioni”: in media, si tratta di 1.230 euro per ogni insegnante.
Per raggiungere questo obiettivo, ha aggiunto Bianchi, “solo ieri abbiamo lanciato un progetto da 2,5 milioni per dare nuova formazione a chi insegna“.
“Dobbiamo affrontare questo percorso – ha spiegato – per introdurre nella scuola l’intelligenza artificiale, la digitalizzazione collegata alla questione etica“.
Il numero uno del dicastero dell’Istruzione, comunque, ritiene che sulla formazione digitale degli insegnanti, di tutti i cicli scolastici, “non siamo all’anno zero: abbiamo già dei buoni esempi, ma ora dobbiamo spalmare questi primi buoni risultati per toccare i 10 milioni di studenti italiani” iscritti nei nostri istituti.
“Il problema al quale stiamo lavorando con i tecnici del ministero – ha continuato Bianchi – è come le aziende del sistema globale possono essere d’aiuto per l’Unione europea e per l’Italia”.
Il fine rimane quello di “raggiungere il risultato di questa diversa crescita formativa interpretando in modo corretto i nuovi linguaggi che devono usare ai vari livelli gli insegnanti di matematica, materie umanistiche, lingue e via dicendo”.
Un processo che passa necessariamente per la formazione.
Resta però ancora da comprendere quali sono gli obblighi che porteranno i decreti attuativi del DL 36: al momento, tranne che i per i neo assunti, non sembra che vi siano obblighi di frequentazione dei corsi formativi, proprio sul digitale, per tutti gli altri insegnanti assunti a tempo indeterminato.
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