La denuncia è di Flc-Cgil: come era possibile prevedere, molti docenti hanno superato la soglia del reddito massimo di 33-34 mila euro, soglia definita dal Decreto Aiuti-bis come limite per percepire il bonus di 200 euro erogato dal Governo Draghi.
Come riporta Il Fatto Quotidiano, secondo il sindacato si tratta di circa 100mila lavoratori del mondo dell’istruzione che percepivano un reddito annuo intorno ai 33-34 mila euro: una platea che era prevedibile potesse andare oltre il paletto fissato già con il solo salario accessorio dovuto a ore eseguite per attività eccedenti l’orario scolastico normale.
Oggi il Governo di Giorgia Meloni sta recuperando questi soldi con delle rate mensili sullo stipendio di questi lavoratori, pari a 25 euro al mese. Anche gli altri sindacati fanno notare che si tratta di una situazione insostenibile, e che questi soldi sarebbero dovuti essere stanziati in modo diverso.
Per la segretaria nazionale della Cisl Scuola, Ivana Barbacci, “La politica dei bonus è asfittica, va superata. C’è un problema salariale che tocca la questione sociale: le retribuzioni non possono essere ossigenate dai bonus. Quello di luglio è stato un ristoro che non ha cambiato la vita alle persone. Quelle risorse andrebbero messe nella Legge di Bilancio per i contratti, arrivando a firmarli non sempre in ritardo”.
La Barbacci ha aggiunto carne al fuoco spiegando che questo bonus è stato considerato praticamente come manna dal cielo per molti docenti, che già percepiscono uno stipendio davvero ridotto rispetto agli standard europei, e che questo è davvero indicativo: “In decenni di carriera non ho mai percepito tanta attesa. Ora che se li ritrovano tolti è veramente deleterio”.
Sulla stessa linea Anna Maria Santoro della segreteria nazionale della Flc Cgil: “La gestione di questo bonus è stata controversa e problematica anche rispetto alla finalità. Una volta dato non andrebbe assolutamente levato anche perché i lavoratori hanno delle buste paga poco trasparenti ove non è sempre chiaro il motivo della sottrazione dei soldi avuti”.
“Pensi che i supplenti con contratto al 30 giugno, che ne hanno più bisogno degli altri, hanno rischiato di non percepire nulla perché a luglio non avevano un datore di lavoro. Siamo dovuti intervenire per garantire un loro sacrosanto diritto. I sostegni al reddito messi in atto in questa forma, senza confronto con le parti sociali, sono un buco nell’acqua”, ha concluso.
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