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Bullismo in Giappone: talmente diffuso che le compagnie assicurative offrono polizze dedicate alle famiglie

Bullismo? Cyberbullismo? Violenza scolastica? Il Giappone non teme rivali:  610.000 casi censiti nel 2021, in aumento del 200 per cento rispetto al 2016, 368 i suicidi legati a filo doppio al bullismo, un numero che negli ultimi quattro anni non è mai sceso sotto i trecento. Sono le incredibili cifre, pubblicate in questi giorni dal Courrier International, che ci restituiscono un ritratto a dir poco impressionante della situazione nelle scuole giapponesi.

Sono gli effetti dello ijime – questo è il nome giapponese del bullismo – una vera e propria piaga sociale che anche la scrittrice Mieko Kawakami ha voluto rappresentare nel suo romanzo, Heaven, pubblicato in Italia dalla casa editrice e/o, la storia di un ragazzino giapponese bullizzato per il suo strabismo.

Insomma, il fenomeno è talmente diffuso nel paese del Sol Levante che le compagnie di assicurazioni, fiutando l’affare, si sono organizzate predisponendo pacchetti specialmente concepiti per venire incontro alle esigenze di un numero considerevole di potenziali vittime di violenza scolastica ad ampio spettro.

Già nel 2019, del resto, una compagnia assicurativa proponeva un prodotto contro il “nonnismo” scolastico. Considerato che il problema è cresciuto esponenzialmente negli anni successivi, altre assicurazioni hanno pensato bene di immettere sul mercato polizze dedicate: come riportato dal Courrier International, anche uno dei giganti delle assicurazioni giapponesi commercializza adesso un prodotto che permette di coprire fino a 200.000 yen (circa 1400 euro) in caso di spese di trasferimento da una scuola all’altra o di terapie psicologiche in conseguenza di bullismo, stalking o qualsiasi altra forma di violenza scolastica documentata. Secondo i dati diffusi dalla stampa asiatica, sembra che il 40% delle famiglie abbia già sottoscritto una polizza del genere.

Non solo: per difendere i propri figli dai compagni violenti, alcuni genitori assumono anche investigatori privati per raccogliere le prove di vessazioni, insulti e minacce, facendo sì che le direzioni scolastiche agiscano e intervengano in tempi brevi.

Gabriele Ferrante

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