Oltre ai probabili casi segnalati di scuole che si devono ancora organizzare per l’ingresso degli studenti il 14 settembre, c’ è pure un presa di posizione di Roberto Burioni, il docente dell’università Vita-Salute San Raffaele di Milano, secondo il quale si starebbe consumando una “polemica che oramai assomiglia molto a una lotta nel fango a scopi politici”.
Ciò premesso, si legge su Adnkronos, “c’è una cosa” che il virologo “da scienziato” vorrebbe “dire alla politica. Il 14 settembre si aprono le scuole e il 20 settembre si vota, con il solito allestimento dei seggi negli edifici scolastici e la coda di disinfezione e via dicendo. Che non si sia trovata una soluzione a questo problema è davvero imbarazzante – scrive l’esperto sul sito ‘Medical Facts’, da lui fondato – Non si dovrebbe votare nelle scuole”, sostiene, “e luoghi alternativi dovrebbero essere da tempo identificati in modo da non intralciare ulteriormente una già tribolata attività scolastica”.
“Fregarsene – osserva ancora il docente – vuole dire tenere in poco conto l’importanza dell’istruzione che, a mio giudizio, dopo la salute, è la cosa più importante che esista”.
Acque tempestose dunque ancora sulla scuola sulla quale, a parte tutte le polemiche che la stanno attraversando, i mesi parzialmente perduti sulle spire della didattica a distanza, ora si aggiunge anche una vecchia questione, e cioè di non usare le scuole come sedi di seggio elettorale.
Dibattito antico ma mai risolto, giustificabile agli albori della Repubblica, ma ai giorni nostri con tanti edifici e locali a disposizione appare, appunto, come dice Burioni, “imbarazzante”.
Considerato inoltre che da noi, come sta accadendo per questa tornata elettorale, si vota in due giorni, il pericolo di code e assembramenti è improbabile, mentre sembra sicuro che il cambio di destinazione verso altri locali, provocherebbe un superlavoro per gli addetti agli uffici elettorali dei Comuni.
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