Categorie: Politica scolastica

Caro Renzi, non dimenticarti degli Ata

Egregio signor Presidente del Consiglio,
sono un semplice Assistente Tecnico e da 41 anni faccio questo lavoro nella scuola. Sono cresciuto in mezzo agli artigiani sia in famiglia che nella scuola, dove una volta i Tecnici dei laboratori venivano assunti mediante concorso interno dal Preside e rappresentavano il sapere e l’eccellenza delle professioni artigiane quali l’elettricista, il meccanico, il falegname etc..
Tali tecnici hanno dato tanto alla struttura scolastica, sia come impiantistica nei laboratori, sia nell’assistenza alle esercitazioni della didattica, sia nel percorso scolastico che nella manutenzione della struttura scolastica stessa.
Mi scuso se la porto a conoscenza della mia esperienza lavorativa e non desidero farLe perdere del tempo; so che fra qualche anno potrei andare in pensione, ma, non è un mio desiderio primario, ci tengo a manifestare la passione che provo per questo lavoro e per la scuola, a cui i miei attuali colleghi e quelli ora in pensione, hanno contribuito a dare efficienza nella manutenzione.
Vedo con molto rammarico che nel Suo DdL definito “la buona scuola” il personale ATA non è minimamente citato, forse perché non ritiene che siano figure importanti e partecipino alla vita scolastica.
Non voglio aggiungere altro, solo che tutto questo è spiacevole e denigrante per detti lavoratori, che in alcune strutture scolastiche lavorano con organici al limite delle loro possibilità, con sacrificio, dignità, dedizione agli alunni e al proprio mansionario.
Valutando la situazione economica in generale, soprattutto parlando delle scuole dove è necessaria una manutenzione ordinaria programmata e straordinaria nei casi di emergenza, riscontro che le risorse finanziarie che vengono stanziate nel bilancio scolastico, il cosiddetto MOF o fondo d’Istituto, sono fonte di discussioni e di conflittualità e creano malcontento all’interno del personale ATA, in quanto si lascia libero arbitrio al dirigente di incentivare ed elargire forme di intensificazione delle attività al limite del proprio profilo professionale.
Questo comporta un danno conseguente per la pubblica amministrazione, che potrebbe risparmiare risorse gestendo tali fondi in maniera più trasparente e corretta, riducendo al minimo il ricorso alle collaborazioni esterne ed impiegando in maniera più proficua le competenze e le professionalità presenti all’interno del personale scolastico in servizio.
A tale scopo ritengo che sarebbe meglio definire a livello centrale e per contratto ciò di cui necessita ogni istituto scolastico, in modo che il dirigente abbia più attenzione al controllo e al risparmio di risorse pubbliche.
Ebbene, la coscienza e la morale mi spingono a richiedere che vi sia, per una vera buona scuola, un maggior controllo da parte dell’amministrazione centrale sulla regolarità degli investimenti per la scuola e una maggiore attenzione alle possibilità di migliore impiego del personale in servizio, riducendo al massimo sprechi, favoritismi ed ingiustizie.
Rimango a disposizione per qualsiasi chiarimento, mettendo la mia esperienza al servizio della vera BUONA SCUOLA, se Lei ritenesse opportuno e necessario il parere di un semplice lavoratore o di altri che, come me, hanno contribuito dai decreti delegati fino all’autonomia al miglior funzionamento della struttura scolastica.
Ringrazio per l’attenzione e porgo un augurio di un buon lavoro nell’interesse comune della scuola pubblica di questo paese.

Felice Quitadamo
IIS Curie-Sraffa di Milano

 

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