Categorie: Personale

Carriera, merito, stipendi

La nostra dovrebbe essere una società della conoscenza, dove l’educazione al sapere, allo studio e alla ricerca dovrebbe stare alla base della valorizzazione professionale per progredire in carriera.
In buona sostanza si vorrebbe progettare una scuola dove trionfi il merito e gli insegnanti più meritevoli vengano riconosciuti tali, sia dal punto di vista giuridico sia da quello economico. Questa è l’idea per rifondare una società giusta, seria, meritocratica e capace di riconoscere e tutelare i suoi talenti. Basta al privilegio degli aumenti stipendiali per tutti gli insegnanti, basato sul meccanismo dell’anzianità, come se il tempo scorresse allo stesso modo per tutti i docenti e fosse necessariamente l’indice di una crescita professionale.
La crescita professionale, legata all’esperienza lavorativa, soprattutto nel campo della didattica, a tempi diversi per insegnanti diversi. Ci sono insegnanti che dopo dieci anni di esperienza lavorativa, magari nella stessa disciplina, sono diventati dei portenti ed hanno raggiunto una qualità  di insegnamento ottimale.
Ci sono altri insegnanti che dopo trent’anni di carriera sono rimasti quelli che erano, se non addirittura peggiorati con la vecchiaia. Quindi è sicuramente vero che lo scorrere del tempo non è uguale per tutti e che si potrebbe ragionare sul modificare il meccanismo di progressione della carriera degli insegnanti.
Ma siamo sicuri che cancellare completamente l’anzianità di servizio, come uno degli strumenti di avanzamento di carriera, a favore del merito giudicato e misurato soggettivamente da un dirigente scolastico, migliorerà la carriera dei docenti? Dei dubbi emergono con ogni evidenza, d’altronde l’Italia è una società delle conoscenze, dove i rapporti amicali, parentali , le appartenenze associazionistiche, sindacali , politiche , massoniche, esistono e sono fortissime.
In buona sostanza , la nostra è una società dove i legami tra chi ha poteri decisionali e chi deve essere giudicato, valutato ed inserito sono evidentissimi. Quindi è d’obbligo una domanda  che richiede un’approfondita riflessione: “Nella società delle conoscenze che merito sarà quello che verrà attuato nelle scuole?”.
In base a quella che dovrebbe essere una riflessione costruttiva e onesta, sarebbe opportuno pensare ad un meccanismo di progressione carriera che tenga conto di più fattori oggettivi possibili. Nel Paese delle conoscenze, dove lo sport  nazionale è saltare sul carro del vincitore, sarebbe cosa buona e giusta non consegnare le chiavi della meritocrazia ai dirigenti scolastici. Infatti anche i dirigenti scolastici  sono  figli di questa nostra “onorata” società.

Lucio Ficara

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