“Capisco le proteste” ma bisogna dire “basta con i tagli per scuola, università e ricerca. Non si può riformare un sistema senza investimenti”: così la ministra al Messaggero qualche ora prima dell’approvazione del decreto scuola che stanzia 450 milioni in più per la scuola.
Soddisfatta dunque Carrozza per i “115 milioni di euro per borse di studio e aiuti agli studenti”, mentre già al lavoro per richiedere “più fondi nella legge di stabilità soprattutto per il diritto allo studio e la ricerca: voglio arrivare a 150 milioni di euro per l`uno e 150 milioni per l`altra”. Poi un affondo, ma poco credibile: ” “Si dice che riducendo il cuneo fiscale entrerebbero pochi euro nelle tasche dei lavoratori. Allora diamo quei soldi ai ricercatori. Sarebbe una svolta epocale per la ricerca”, mentre contraria al blocco del turn over nell`università: “E` una sciagura. Si risparmiano dei soldi nell`immediato e si fa un danno enorme per il futuro”. Contraria alle classi composte da soli immigrati (“non giudico, però meglio potenziare l`insegnamento dell`italiano nel pomeriggio”), sui licei di 4 anni conferma la sua idea della sperimentazione: “In Italia si creano dei tabù per non cambiare mai niente. Io sono empirica e dico: sperimentiamo, poi decideremo”.
Tuttavia secondo la ministra ciò che si dovrebbe cambiare nella nostra scuola è “una revisione totale del reclutamento in senso meritocratico e trasparente, eliminando la stratificazione di norme. Vorrei dare un segnale a chi vuole intraprendere la carriera di insegnante. Perché io credo che la scuola italiana oggi ancora tenga bene, però dopo? Gli studenti sono disorientati. Non ci sono percorsi di transizione al lavoro. Non si può stare in classe fino all`ultimo minuto e poi dopo nessuno si occupa più di te. Lo scopo degli ultimi anni di scuola non è l`esame di maturità, ma dare agli studenti le competenze per scegliere cosa fare dopo. Al momento dell`esame di Stato molti ancora non sanno che cosa faranno. E` assurdo”.
“Tutti devono capire l`importanza del lavoro, questo vale anche per i licei. E all`università i tirocini, devono far parte del percorso formativo. La differenza tra uno studente e l`altro spesso è questa: tra chi ha fatto esperienze lavorative e chi no. I primi trovano più facilmente lavoro. lo stessa come docente ho avuto tanti tirocinanti e ho cercato di fargli fare esperienze con le aziende. E deve valere per tutti: chi studia Lettere potrà farà un tirocinio in biblioteca. Questa è cultura del lavoro.”
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