Cari studenti,
mi permetto ancora di scrivervi, dopo il “Friday for future” di venerdì scorso.
Come avete forse notato, dai riscontri stampa e dai dibattiti vari, il messaggio che, a chiara voce, è stato al centro della giornata di protesta di venerdì sembra, di ora in ora, passare in secondo piano. Nonostante la drammaticità e l’urgenza.
Ieri, anche la natura ci ha fatto notare che non bastano le manifestazioni, gli slogan, le belle intenzioni: i vostri cartelli, i messaggi, i post sono stati quasi mangiati dal vento e dalla pioggia.
Ci vogliono cioè fatti concreti, impegni precisi, responsabilità a tutti i livelli.
Anche solo per sconfiggere, almeno, quei giudizi di persone inacidite, che si sono divertite, su alcuni social, a prendere quasi in giro voi giovani. Come se fosse responsabilità vostra. Mentre, è giusto sottolinearlo, è sempre un grande valore per tutti quando i giovani, magari in alcuni casi in forme un po’ esagerate, gridano le loro ragioni.
Io credo, da preside un po’ attempato, e che ne ha viste tante nella vita, che non si debba demordere, quando gli ideali sono giusti. E lo si può fare, appunto, assumendo ogni giorno le proprie responsabilità.
Questa è, secondo me, la migliore risposta ad alcune critiche.
Riprendendo quindi una celebre battuta di Martin Luther King, assassinato il 4 aprile 1968 (“Se la strada di fronte a casa tua è sporca, comincia a pulire la tua parte…”), vorrei fare delle proposte perché possano essere discusse tra di voi e tra di noi, in modo che ognuno possa, nel suo piccolo, fare la propria parte:
Il cambiamento climatico non è solo un tema ambientale, ma anzitutto geopolitico. Sarebbe importante studiare a fondo le proiezioni per i prossimi anni e decenni.
Riprendendo un climatologo di fama internazionale, Franco Prodi: “la conoscenza scientifica del sistema clima è ancora molto incompleta, e non è in condizione di consentirci di fare quelle previsioni che oggi ci vengono proposte come tali ma che in realtà sono solo degli scenari”.
Quindi, cari ragazzi, studiate e … studiate. In modo da essere sempre preparati di fronte ai cambiamenti in atto: ambientali, sociali, geopolitici, culturali.
Sapendo, come si è detto, che il tema è anche e soprattutto politico, nel senso della polis, cioè delle nostre comunità: pensiamo alla “carbon tax” per spingere alle energie rinnovabili. Le questioni socio-economiche non possono più, perciò, prescindere da quelle ambientali. L’accordo di Parigi del 2015 indica già gli interventi necessari per contenere l’aumento della temperatura globale al di sotto dei 2 gradi centigradi.
Che si stia faticosamente aprendo un nuovo sentiero per un nuovo umanesimo “glocale”, per la sinergia tra il locale ed il globale? Tutte le nostre discipline possono offrire spunti ed approfondimenti…
Con cordialità
Il vostro Preside
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