Negli ultimi giorni, sorattutto dopo che Matteo Renzi ha annunciato il quasi certo ricorso al voto di fiducia, nei social network si sta diffondendo un appello piùù o meno esplicito al presidente Sergio Mattarella affinchè intervenga, con tutta la sua autorità, per scongiurare tale eventualità.
In altre parole ci si augura che Mattarella assuma una posizione politica sulla vicenda.
Chi auspica tale intervento del Presidente ha ovviamente il pieno diritto di farlo, ma forse è bene chiarire un punto.
La nostra Costituzione pone limiti precisi ai poteri di intervento del Presidente della Repubblica, poteri che sono tutto sommato piuttosto modesti. Talmente modesti che quandanche il Presidente dovesse decidere di rinviare un provvedimento legislativo alle Camere, sarebbe comunque costretto a firmarlo se le Camere lo riproponessero tale e quale.
Questo perchè la nostra non è una repubblica presidenziale.
Va anche detto che – almeno fino ad ora – ogni tentativo di riforma dello Stato in tale direzione si è sempre infranto contro le obiezioni di chi considera il presidenzialismo una forma di Governo di stampo autoritario.
Allora è necessario mettersi d’accordo: se si ritiene che il Capo dello Stato possa e debba intervenire nel dibattito politico e indirizzare in qualche modo il Parlamento, bisogna necessariamente accettare una quache forma di presidenzialismo (o almeno di semi-presidenzialismo). Se, al contrario, si vuole mantenere intatta la forma parlamentere attuale bisogna accettare che i poteri dei Presidente siano limitati e che non sia consentito al Capo dello Stato interferire sulla attività del Governo e del Parlamento se non alle condizioni stabilite dalla Costituzione.
“Tertium non datur”.
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