Chiudere le scuole secondarie di secondo grado, seguendo le lezioni a distanza? L’ultima cosa da fare. Lo sostiene in un articolo su Vita.it lo psicologo Alberto Pellai secondo il quale chiuderli in casa come “i destinatari” delle misure più restrittive dell’intervento preventivo significa non coglierne i bisogni fondamentali, non rispettarne le esigenze evolutive.
Invece gli “adolescenti dovrebbero essere resi protagonisti di questa fase critica. Dovremmo pensare che a loro, in questo momento, non è possibile chiedere di rimanere passivamente invisibili. Bensì l’esatto contrario: ovvero essere attivamente partecipi di un grande obiettivo della società di cui a breve diverranno cittadini ufficiali con diritti e doveri.
La scuola per loro non è solo il luogo della formazione, ma è anche il luogo dove incontrano i loro pari in carne ed ossa. Dove vivono la dimensione relazionale nel reale, elemento fondamentale per la loro salute emotiva e psicologica. Qualsiasi cosa succeda nelle prossime settimane, in questo ‘giro’ dovremmo davvero avere una visione più competente dell’adolescenza e investire sulle competenze dei giovanissimi. Invece di raccontarli solo come “attori” di una movida, offriamo loro la possibilità di essere pensati come soggetti che hanno competenze reali da spendere nel mondo reale”.
“I nostri ragazzi – conclude – possono essere ben altro che diffusori del contagio”.
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