L’Invalsi somministra “prove articolate” per verificare la capacità degli studenti nell’utilizzo delle conoscenze acquisite. I quiz rimandano ai giochi a premi, mentre le prove Invalsi sono tutt’altro. Così Daniela Notarbartolo, docente di italiano e latino in un liceo scientifico milanese, da anni nel gruppo di lavoro che seleziona, verifica e confeziona i materiali prodotti da una squadra di 250 docenti con grande esperienza didattica e disciplinare.
Infatti nel testi Invalsi ci sono “domande a risposta multipla, domande aperte, richieste di argomentazioni, dimostrazioni”:
Le prove, dice ancora Notarbartolo, nascono con un gran lavoro interdisciplinare e per “costruire una prova standardizzata gli esperti lavorano per 15- 18 mesi, rispettando procedure articolate e rigorose”
Si comincia, spiega l’esperta, “dalla formulazione di quesiti, facendo ricorso all’esperienza maturata e alle indicazioni dell’Invalsi. Le domande vengono poi selezionate e riconfezionate da un gruppo ristretto di docenti, che si confrontano nuovamente con gli autori per rivedere un’ultima volta il tutto. Infine, si preparano i fascicoli, che devono contenere tutti gli ambiti e le difficoltà previste”
Anche i tempi non sono brevi, infatti spiega Notarbartolo “le prove che “andranno in onda” nel 2016 vengono elaborate in questi giorni dagli autori. In settembre passeranno al “gruppo ristretto”. Intorno a maggio verranno testate su un campione statistico per verificare la validità delle scelte, poi torneranno al gruppo degli esperti sotto forma di dati numerici, che diranno se il test discrimina bene oppure no, se c’è il rischio che vengano date risposte a caso, quali abilità son messe in evidenza. A quel punto le domande vengono accettate, cancellate o corrette e si giunge alla composizione della prova standardizzata”.
Ancora più accurate sono le verifiche per l’esame di terza media, affinchè siano in rispondenza dei quesiti alle Indicazioni nazionali e ai Quadri di riferimento per la valutazione, che sono i parametri elaborati dall’Invalsi per definire gli ambiti, i processi cognitivi e i compiti oggetto di rilevazione. Un lavoro scientifico di altissimo profilo, dunque e “chi paragona le prove Invalsi alle verifiche di classe sbaglia”, dice ancora l’esperta, “costruiamo strumenti di misurazione analoghi a quelli utilizzati nelle scienze sperimentali e misuriamo i risultati degli studenti all’interno di una scala di abilità e competenza molto lunga, dai livelli più bassi a quelli di eccellenza”.
“Le prove Invalsi non vogliono sostituirsi alla valutazione dei docenti, ma possono fornire una solida base, comparativamente affidabile, per analizzare i frutti delle scelte autonome di ciascuna scuola su un piano comune a tutti”.
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