Se si calcola la spesa per ogni studente, dalle elementari all’università, si capisce bene che l’Italia a livello di investimenti sulla scuola e l’istruzione è sotto la media europea, con il divario che diventa enorme nel caso dell’università.
Ma questo lo sapevamo e da tempo, considerato che nessuno dei governi, da quando abbiamo memoria, si è premurato di adeguare la spesa per l’istruzione a livelli accettabili, se si esclude l’epoca Gelmini-Tremonti, quando in un colpo solo furono tagliati, adducendo giustificazioni maldestre e chiaramente sbagliate, dieci miliardi al bilancio di scuola e università tra il 2008 e il 2012. Otto miliardi e cinquecento milioni di tagli alla scuola (il 10,4 per cento del budget complessivo) e 1,3 miliardi di euro all’università (su un totale di 7,4 miliardi nel 2007, pari 9,2 percento).
Dopo il varo della cosiddetta “manovra del popolo”, con cui il governo fissa il deficit a 2.4% che succederà alla scuola? Leggiamo cosa ha detto il commissario agli affari economici Pierre Moscovici: «Se gli italiani continuano a indebitarsi, il tasso di interesse aumenta, il servizio del debito diventa maggiore. Gli italiani non devono sbagliarsi: ogni euro in più per il debito è un euro in meno per le autostrade, per la scuola, per la giustizia sociale».
E aggiunge: «Voglio continuare il dialogo con le autorità italiane, dicendo che rispettare le regole non è per noi, ma è per loro, perché quando un Paese si indebita, si impoverisce. Quando siamo indebitati siamo inchiodati, non possiamo agire».
E ancora: «Ci sono delle procedure: il 15 ottobre il bilancio italiano arriva nel mio ufficio, e in quel momento i miei servizi lo valuteranno. Poi abbiamo diverse risposte: la prima, diamo l’ok; la seconda, cominciamo uno scambio con il Governo e gli diciamo che non va, che bisogna fare delle correzioni, che bisogna rispettare le regole; terza risposta, diciamo che non va per niente bene e respingiamo questo bilancio. È una possibilità che esiste nei nostri testi, e che non si è mai verificata finora».
Non sappiamo come andrà a finire questa storia tra il Governo Italiano e l’Ue, possiamo però ricordare che gli investimenti per la scuola sono al palo, i miliardi per aggiustare gli edifici furono stanziati dal vecchio governo, e dunque c’erano già, e poi il M5S, attraverso il suo premier in pectore, Di Maio, aveva promesso di adeguare lo stipendio dei prof alla media europea.
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