Sabato scorso, poco dopo la fine dell’orario di lezione, sono state scoperte quattro telecamere che la dirigente scolastica non avrebbe mai autorizzato. Erano nascoste nelle sale di colloquio e nei corridoi. Una telecamera nascosta, con ricezione audio per ascoltare le conversazioni, è stata piazzata nell’ufficio del dirigente amministrativo.
Tutti gli indizi porterebbero a lui e gli investigatori hanno poi trovato il quadro di comando centrale proprio nel suo computer: l’accusa da cui si deve difendere è di aver infranto il divieto di registrare in segreto i professori che lavorano nella scuola, con violazione dello statuto dei lavoratori. Gli alunni invece possono stare tranquilli: non c’erano microspie nelle aule e nemmeno nei bagni.
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L’accusato, incastrato dagli schiaccianti indizi, ha però fornito una sua versione dei fatti. Nessun intento di spiare i prof: le microspie sono state installate per paura di possibili furti. Eppure la preside ha dichiarato alla questura di non aver mai saputo nulla dell’iniziativa del dirigente, che avrebbe oltretutto pagato una somma ingente per le telecamere: ben 4mila euro, tutti presi dalle casse della scuola. Gli investigatori continuano ad indagare.
Tuttavia i docenti devono pure fare attenzione a non farsi riprendere col telefonino o con altri apparecchi telematici dai ragazzi durante le lezioni, molti dei quali poi li possono utilizzare per altri scopi, non ultima quella di farsi beffa degli insegnanti oppure per denunciarne magari qualche piccola infrazione.
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