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Concorso, Mida: programmi sterminati, poco tempo per rispondere, valutazioni fumose

Fa discutere l’altissimo numero di docenti già abilitati che non hanno superato le prove scritte del concorso a cattedre 2016.

Dalle reazioni che si leggono sui social e dalle denunce che giungono in redazione, si tratta di una tendenza alla bocciatura che i più non si aspettavano. Anche perché adottata su docenti già selezionati e abilitati.

Abbiamo cercato di capire i perché di questo fenomeno, parlando con Simona Sommi, coordinatrice del “Mida Precari”.

 

Dottoressa Sommi, dai primi riscontri sembra che il numero di non ammessi alle prove orali del concorso docenti 2016 sia altissimo. A voi risulta?

I dati raccolti fino ad ora rivelano situazioni inspiegabilmente distanti in riferimento alla dislocazione geografica e alle varie classi di concorso. Noi sottolineammo sin dall’inizio la necessità di prevedere griglie di valutazione uniche per tutto il territorio nazionale, che non potessero dare spazio a commissioni promotrici di sperequazioni fra i candidati.  

 

Quindi è un problema solo di alcune regioni?

Effettivamente, in alcune regioni i candidati sono stati falcidiati, soprattutto su delle particolari classi di concorso. In altri casi, invece, il numero degli ammessi all’orale è abbondante. Facendo un computo medio emerge comunque il dato di un numero di bocciature molto alto. Anche laddove la preparazione dei candidati abilitati nelle università italiane era buona, visto che sono usciti con votazioni decisamente alte.

 

Come vi spiegate questo fenomeno, visto che si tratta di docenti già tutti abilitati?

È inconcepibile che moltissimi colleghi non siano stati ritenuti idonei ad un concorso, quando hanno conseguito invece votazioni altissime in sede di abilitazione. È come se il Miur avesse deciso di sconfessare se stesso. Eppure, i corsi abilitanti sono stati molto duri. La verità è che questo concorso è un imbuto, nel quale confluiscono l’esperienza, la preparazione e il futuro lavorativo di docenti che, soprattutto in alcune classi di concorso, sono necessari alla scuola.

 

E allora perché tanta selezione?

Abbiamo avuto riscontro di griglie di valutazione ed indicazioni fumose sui programmi sterminati, di molte “falle” tecniche del sistema informatico e di errori materiali. Inoltre, la fretta, la necessità di svolgere e correggere le prove in poche settimane, non ha certamente messo i candidati nelle condizioni ideali per affrontare le prove.

 

Sui Social, alcuni docenti ritengono che siano giunte indicazioni del Miur per fare una “bella selezione”…

Il “si dice” non appartiene alla nostra forma mentis. Noi analizziamo i fatti e questi, se mai, ci spingono a riflettere sui risultati. Le variabili in gioco sono troppe in questa prova concorsuale, che ha previsto, per la prima volta, una prova di lingua straniera per tutte le classi di concorso. Ripeto, il tempo a disposizione, pochissimo per elaborare le risposte, ha fatto il resto. Tempi più distesi avrebbero fatto emergere le vere competenze dei candidati. Un docente riflette e insegna a riflettere, ma in questa prova di concorso il tempo a disposizione per farlo era decisamente insufficiente. Sinceramente riteniamo che dei professionisti abilitati non dovessero giocarsi tutto in una prova del genere.

 

Se il numero di bocciati si confermerà alto, si prevede un alto numero cattedre che non andranno in ruolo. Ma le supplenze non dovevano essere cancellate?

L’abolizione della “supplentite” è stato il cavallo di battaglia per varare la Legge 107/2015, al grido di facciamo in fretta e non ascoltiamo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti. In particolare la seconda e la terza fascia d’istituto ne hanno subito i danni.  Ricordo infatti che la 107 prevede un unico canale per l’immissione in ruolo: il concorso. È una spada di Damocle, che mina le speranze di molti colleghi preparati, soprattutto se il concorso è quello che è stato proposto. Un’ingiustizia che si somma alle altre.

 

Nel frattempo, il popolo dei docenti precari si divide sull’avvio del terzo ciclo TFA, perchè in tanti vorrebbero pure i PAS: voi come la pensate?

Noi riteniamo doveroso consentire ai colleghi di terza fascia  di potersi abilitare. Perché da sempre l’esperienza costituisce valore. Ci sarà un turn over imponente nei prossimi anni e la scuola ha bisogno di docenti.  I colleghi di terza fascia saranno comunque selezionati durante il percorso PAS: faranno esami e saranno valutati. La scuola dovrebbe ritrovare coesione e non essere il terreno per assurde lotte tra colleghi.

 

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Alessandro Giuliani

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