Concorsi

Concorso riservato, sanatoria anti-merito con prove facilissime? L’ex capo di gabinetto Fusacchia non ha dubbi

“Una sanatoria poco lungimirante e affatto meritocratica”: è severo il giudizio di Alessandro Fusacchia, deputato di +Europa ed ex capo di gabinetto del Miur durante la gestione di Stefania Giannini (Pd), nei confronti del concorso riservato docenti precari con tre anni di servizio nella scuola statale secondaria per circa 24 mila posti, frutto dell’accordo raggiunto sul precariato nella serata dell’11 giugno.

“Concorso farlocco”

Fusacchia non punta però l’indice sui tempi lunghi della procedura straordinaria, che porteranno in cattedra i vincitori non prima dell’estate 2020, ma sulla filosofia che ha portato all’accordo tra Miur e sindacati.

Secondo l’ex capo di gabinetto “si tratta di un concorso farlocco, dato che consisterà in una prova scritta di domande a risposta multipla e una prova orale espressamente definita ‘non selettiva’, ossia una prova con cui saranno promossi tutti. Una ipoteca vera sulla scuola italiana”.

Il deputato di +Europa non usa giri di parole: “questo accordo uccide la qualità della didattica. Uccide ogni forma di valutazione. Uccide il merito”.

“Uno schiaffo in faccia a chi mette gli studenti al centro”

Secondo l’on. Alessandro Fusacchia, quindi, è stato un grave errore organizzare un concorso straordinario per 24.000 posti nella scuola secondaria, aperto a chi ha svolto tre anni di servizio negli ultimi otto nella statale, pur non avendo ancora ottenuto l’abilitazione all’insegnamento.

“Il governo ha siglato un accordo con i sindacati che è uno schiaffo in faccia a tutti coloro che credono che al centro della scuola debbano esserci gli studenti”, conclude l’ex capo di gabinetto.

Le similitudini con il concorso del 2013

Una curiosità: il testo dell’accordo sottoscritto l’11 giugno al Miur è stato predisposto sulla base di quello già approvato nel 2013, annunciato l’anno prima dall’allora ministro Francesco Profumo.

Rispetto a quel concorso, quello di oggi in via di approvazione nel decreto Crescita, si spinge oltre: tra chi lo supererà, in 24 mila non si fermeranno all’abilitazione ma arriveranno direttamente al ruolo.

Alessandro Giuliani

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