Niente tagli alla scuola. Lo ha assicurato, l’8 agosto, il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, nel corso di una conferenza stampa tenuta a Palazzo Chigi.
“Sul tema delle risorse – ha detto il premier – il governo del cambiamento non può inventare gli strumenti di una manovra: le risorse sono ricavate da un’attenta opera di ricognizione degli investimenti attualmente programmati e delle spese”.
“Non andremo a toccare – ha continuato Conte – settori strategici come sanità, scuola, ricerca perché assicurano una prospettiva di sviluppo”.
Ma allora, da dove verranno prelevati i fondi per operare la manovra di Bilancio di fine 2018, che al momento necessita di quasi 27 miliardi di euro?
“Una fonte di risorse sarà un riordino delle tax expenditure, le agevolazioni, anche con una ridefinizione molto organica di queste agevolazioni”, ha spiegato il presidente del Consiglio. Poi, ci sarà da mettere mano, come ha sempre detto il governo, agli sprechi.
Il concetto appare chiaro: l’istruzione non subirà interventi di dimensionamento delle strutture scolastiche, né di riduzione di organici (come quelle attuate nell’ultimo governo Berlusconi, per intenderci). E nemmeno di riduzioni di risorse assegnate alle scuole.
Anzi, essendo uno dei settori che assicurano prospettive di sviluppo, l’istruzione pubblica potrebbe essere anche oggetto di ulteriori investimenti. Anche se questo argomento, per ora, appare prematuro.
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