Politica scolastica

Contratti pubblici: la Uil del pubblico impiego chiede l’apertura dei tavoli

Le risorse stanziate nella legge di bilancio (o perlomeno quelle di cui parlano in queste ore i mezzi di informazione) non bastano, ma il tavolo contrattuale va aperto comunque al più presto: è questa la posizione espressa dalla Uil Pubblico Impiego.

“Gli stanziamenti previsti – sottolinea il sindacato – non consentono di recuperare pienamente il potere d’acquisto di lavoratori che, solo dopo quasi dieci anni, si sono visti adeguare in parte il proprio trattamento economico.  Eppure, allo stesso tempo, convinti dell’importanza della parte normativa dei contratti collettivi e consci del terreno che ancora bisogna riconquistare per ripristinare l’equilibrio tra legge e contratto, manifestiamo la volontà e l’esigenza di avviare fin da subito il negoziato”.

Nella precedente tornata contrattuale, infatti, gli aspetti normativi dei contratti pubblici sono stati affrontati – secondo la Uil – in modo un po’ troppo frettoloso lasciando irrisolti alcuni nodi importanti.
Secondo la Uil “è imprescindibile, ponendosi sulla scia di quello che è stato l’accordo del 30 novembre 2016, affermare con forza la primazia del contratto nella disciplina del rapporto di lavoro alle dipendenze delle PP.AA., restituendo quindi alla contrattazione ruolo e funzione piena di regolamentazione”.
“Tutto questo –
afferma ancora il sindacato – anche al fine di eliminare tutte quelle disparità di trattamento che permangono con i lavoratori del settore privato, come le visite fiscali, la trattenuta economica per malattia, il trattamento di fine servizio”.

Il nodo al quale si riferisce la Uil è quello del rapporto fra legge e contratto: superata la stagione della “riforma Brunetta” che aveva stabilito che le norme di legge possono essere modificate per via contrattuale solo in casi molto limitati, durante il ministero di Marianna Madia i sindacati erano riusciti a strappare un accordo (quello del 30 novembre al quale fa riferimento il sindacato) con il quale si sarebbe dovuti ritornare alla situazione pre-Brunetta quando i margini dell’azione contrattuale erano assai più  ampi.

In realtà, però, il decreto Madia che del 2017 – peraltro accolto con favore da tutti i sindacati rappresentativi – aveva modificato in modo marginale le disposizioni sul rapporto fra legge e contratto, tanto che il nodo continua a rimanere irrisolto.
In mancanza di un nuovo intervento legislativo che corregga ulteriormente il vecchio decreto Brunetta del 2009, la prossima tornata contrattuale potrebbe quindi nuovamente incagliarsi o comunque procedere con difficoltà proprio sugli aspetti normativi.

Reginaldo Palermo

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